2016-11-16 13:17:00

Mons. Nosiglia: leader religiosi educhino i giovani al dialogo


Dialogo delle religioni come dono del Signore, una necessità che si è resa ancora più indispensabile per avvicinare i popoli in questo tempo di crisi. In questo contesto si è svolto ieri a Torino l’incontro interreligioso “Misericordia e perdono”, organizzato dall’arcidiocesi di Torino, dal Centro Federico Peirone e dalla Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, presso il Salone della Pace del Sermig. Sull'incontro ascoltiamo mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, al microfono di Sabrina Spagnoli:

R. – Tutti abbiamo sottolineato che nei nostri testi sacri la misericordia può essere fonte di pacificazione, di amore, di accoglienza e di rispetto fra tutti i credenti e anche non credenti, per un mondo più giusto e più pacifico. Questo è stato molto apprezzato; devo dire che c’è stato un dialogo molto concreto, sereno, propositivo, ricco di nuove prospettive anche per il nostro cammino futuro.

D. - Come si manifestano concretamente misericordia e perdono?

R. – Noi abbiamo approfondito in modo particolare le opere di misericordia, perché nel Giubileo che aveva come tema la misericordia di Dio e il perdono, proprio le opere concrete dell’amore sono state quelle che hanno determinato anche una grande riflessione, un grande impegno di essere misericordiosi verso gli altri. Quindi è emerso con particolare evidenza, anche nelle altre religioni, il tema del perdono dato in nome di Dio anche a coloro che magari ti hanno offeso o hanno compiuto qualche gesto, qualche comportamento che ti ha fatto soffrire in qualche modo. Ho sentito che anche loro su questo sono concordi nel ritenere che il male, con l’aiuto di Dio misericordioso, si vince con il bene.

D. - La  Chiesa afferma che la libertà religiosa è la via per la pace. Quali sono i possibili ostacoli al suo raggiungimento?

R. - L’ostacolo certamente grande è il fondamentalismo che sottomette la religione anche a principi e ad interessi di ordine politico, culturale o di potere verso gli altri. Non si può uccidere in nome di Dio; Dio, accolto e seguito dai credenti di ogni religione, è un Dio sempre misericordioso pronto a donare la sua grazia e il suo perdono a coloro che sono lontani. Questo è un segno anche importante che va realizzato giorno per giorno. L’ostacolo è di tipo più politico, economico e  ideologico che penetra però dentro la mentalità e le coscienze di tante persone che pensano di imporre in qualche modo la loro visione del mondo e della vita a partire da questi principi.

D. – Qual è stato il contributo che il convegno ha portato al perseguimento del dialogo interreligioso?

R. - È stato messo in risalto un po’ da tutti che questo incontro ha posto in primo piano il tema della misericordia e del perdono che è un po’ il cuore di ogni testo sacro. Ha posto in risalto soprattutto il fatto che la misericordia e il perdono provengono da Dio e solo una stretta unione con Lui dà la garanzia che è possibile viverli anche nei confronti degli altri. Abbiamo tratto delle conseguenze che riguardano il nostro cammino qui a Torino di ecumenismo con le Chiese cristiane e di dialogo interreligioso con le altre realtà che erano presenti. Proviamo a fare, per esempio, un discorso sullo stato del creato, sul rispetto della persona, della dignità dell’uomo e della donna. Confrontandoci su questo, cresciamo nella conoscenza reciproca e nella consapevolezza che i testi sacri ci presentano un po’ tutti una linea abbastanza simile. In conclusione abbiamo convenuto che questi dialoghi, a partire da i rispettivi testi, possono essere intensificati ma devono poi trovare uno sbocco positivo nel far sì che questa misericordia e perdono siano realizzati concretamente. Poi l’altro profilo è impegnarci ad educare le nuove generazioni a questo tipo di dialogo, di confronto, di impegno reciproco.








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