2016-11-15 12:21:00

Diritti dell'infanzia: "Terre des Hommes" a difesa dei minori


In vista della Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia (20 novembre), ‘Terre des Hommes’ ha presentato nella Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini a Roma, il nuovo dossier “Maltrattamento e abusi sui bambini’’. In questa occasione è stata esposta l’indagine nazionale sulle attività di cura di cinque eccellenze ospedaliere italiane in Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana e Puglia a favore delle ‘vittime-bambino’ . L’associazione ha così evidenziato il quadro della violenza sui più piccoli, sottolineandone la gravità per la salute pubblica. Ad introdurre il lavoro è stato il presidente del Senato, l’on. Pietro Grasso, mostratosi a favore delle strutture ospedaliere sostenitrici della causa . Al microfono Clarissa Guerrieri ha intervistato Federica Giannotti, responsabile ‘Advocacy e Programmi Italia Fondazione Terre des Hommes Italia’:

R. – Il senso della Giornata di oggi e del dossier che oggi presentiamo come Terre des Hommes, in collaborazione con cinque eccellenze ospedaliere delle città di Torino, Milano, Firenze, Padova e Bari, è quello di portare all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica, in generale, il fatto che il maltrattamento all’infanzia non può più essere considerato esclusivamente come un tema che concerne la vita sociale delle persone, ma deve invece essere riconosciuto finalmente come una vera e propria patologia e quindi come un fenomeno che attiene alla sfera della salute pubblica. Questo perché il maltrattamento in tutte le sue forme - anche nel caso della violenza assistita, che potrebbe essere invece non percepita come tale - ha delle conseguenze sul piano fisico e chimico del bambino che ne è vittima. Nel corso della giornata presentiamo quella che è l’attività di cinque eccellenze ospedaliere che ogni giorno hanno a che fare con il problema di riconoscere il maltrattamento nelle sue diverse forme. Ed è emerso che il maltrattamento colpisce in modo trasversale qualunque tipo di bambino – quindi dagli zero ai diciotto anni – e che le forme più presenti sono non solo il maltrattamento fisico – il “Neglect” che è la trascuratezza – ma anche forme molto più subdole, che colpiscono anche bimbini molto piccini, dagli zero ai due anni, che sono lasciati in “Shaken baby syndrome”, cioè la sindrome del bambino scosso, piuttosto che il “Chemical abuse, l’uso cioè di sostanze nei confronti del bimbo per – per esempio – sedare e addormentare il bambino oppure svegliarlo nel caso della cocaina. Quindi abbiamo voluto testimoniare, attraverso proprio chi opera sul piano sanitario, come il fenomeno della violenza sui bambini sia effettivamente una questione di salute pubblica e che come tale debba essere affrontata dalle istituzioni. Bisogna mettere il Paese nelle condizioni di avere medici formati, attrezzature adeguate, strumentazioni per poter fare una diagnostica avanzata, perché soltanto con strumentazioni all’avanguardia un sospetto può essere confermato. Quindi come ci siamo mossi sul piano di tante altre patologie, affrontando l’argomento in modo sistematico, così dobbiamo fare oggi con il maltrattamento.

D. – In che modo questa rete di strutture ospedaliere interviene sui casi?

R. – Hanno ciascuno un modello parzialmente differente, perché nascono con storie differenti, ma sono anzitutto centri di eccellenza perché centri di riferimento regionale: questa è la prima cosa. Quindi ricevono la segnalazione del tribunale per invio della famiglia, per invio della scuola… Quindi la provenienza della segnalazione del caso. E loro operano così quotidianamente.

D. – Possono aspettarsi un futuro migliore i bambini vittime dopo aver ricevuto il sostegno di queste strutture?

R. – Sì, anche se nel momento in cui un bambino arriva all’ospedale vuol dire che sono state già perse delle occasioni. Molti degli ospedali che abbiamo oggi avuto al nostro fianco ci raccontano che casi da loro trattati erano casi – per esempio – di bambini vittima di “Shaken baby syndrome, quindi del bambino scosso, e da un esame attentato del cervello sono risultati già vittimizzati in precedenza: avevano cioè già subito questo fenomeno in altre situazioni. Proprio per questo motivo intercettare e prevenire è fondamentale.

D. – Quale potrebbe essere il suo appello finale?

R. – Replicare il modello di “System care” che questi ospedali già rappresentato - ma sono pochi, perché sono solo cinque… – in tutte le regioni italiane, in modo tale che quanto meno ogni regione abbia il suo centro di riferimento. Per cui da ospedali periferici, si possano inviare i casi agli ospedali di riferimento o viceversa come fa Padova: l’équipe dell’ospedale di riferimento si muove e si sposta negli ospedali di periferia per fare essa stessa la diagnostica di quel singolo caso. Ecco, ora chiediamo che anche i grandi ospedali pediatrici vengano dotati di servizi, e quindi di facility, ed equipaggiamenti comunque all’avanguardia; alle istituzioni, invece, chiediamo di formare meglio i medici di domani, inserendo il maltrattamento nella Facoltà di Medicina e Chirurgia.








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