2016-11-15 15:22:00

A Roma il Kolno'a 2016, rassegna di film ebraici e israeliani


11.ma edizione del Pitigliani Kolno’a Festival, rassegna di cinema ebraico e israeliano. Sarà a Roma, dal 19 al 24 novembre, e si dividerà tra Maxxi, Casa del Cinema e Centro Ebraico Italiano, a titolo gratuito. Sarà l’occasione per vedere film inediti in Italia e che hanno ottenuto importanti riconoscimenti internazionali. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Da ‘Sguardo sul nuovo cinema israeliano’, a ‘Percorsi ebraici’, ai documentari: ritornano, così come è stato per gli ultimi dieci anni, le sezioni del Kolno’a Festival, l’unica rassegna in Italia dedicata alla cinematografia israeliana e di argomento ebraico, che quest’anno dedica il suo omaggio a Ronit Elkabetz, grande protagonista del cinema in Israele, scomparsa lo scorso aprile. Ariela Piattelli con Dan Muggia dirige il Festival:

R. – Ci sono più titoli internazionalmente riconosciuti in questa edizione, rispetto ai film delle altre edizioni. Non a caso, apriamo il Festival con un film, “One week and a day”, opera prima di Asaph Polonsky presentato a Cannes e molto, molto elogiato dalla critica, che è una sorta di versione israeliana de “La stanza del figlio”. E’ la storia di una famiglia che affronta un lutto, ma che lo fa anche con umorismo, come reazione, come una dimostrazione della volontà di sopravvivere e di andare avanti. A chiudere il Festival abbiamo “Un appuntamento per la sposa” di Rama Burshtein, una commedia hassidica, che segue la sua drammatica opera prima, “La sposa promessa”. Questo è un film molto divertente, che è stato presentato e apprezzato al Festival di Venezia, e non potevamo esimerci dal riproporlo, peraltro è un film che uscirà nelle sale italiane credo nel 2017.

D. – Alcuni di questi titoli hanno, come unica occasione, questa del Kolno’a per essere visti, perché per alcuni non ci sarà quest’apertura sul circuito italiano…

R. – Come sempre facciamo, abbiamo scelto una serie di film che non sarà possibile vedere nelle sale. Sono film che riflettono la diversità culturale della società israeliana, così come l’accoglienza, la tolleranza. Abbiamo “Mr Gaga” di Tomer Heymann, che è un film, un documentario, straordinario sulla vita di Ohad Naharin, ovvero colui che ha inventato il metodo “Gaga” e che, tuttora, dirige la Batsheva Dance Company, la compagnia di danza più importante di Israele e la più conosciuta dal pubblico internazionale. “Mr Gaga” è un film sulla personalità straordinaria di Ohad Naharin, che in qualche modo viene raccontata da tanti personaggi, tra cui una testimonianza molto carina di una sua seguace, che è Natalie Portman!

D. – Tanta storia, anche in questa edizione, con due pellicole che, a titolo diverso, parlano della Shoah. C’è invece poca attualità, per la prima volta, su quella che è la tensione, il conflitto, in Israele: una scelta, una casualità?

R. – In realtà è una casualità, nel senso che mi sono accorta alla fine, a programma stampato, che è il primo anno dove non vediamo neanche un carro armato nell’edizione del Festival. Riguardo ai film sulla Shoah, ne abbiamo scelti due, grandissimi: “Il labirinto del silenzio” di Giulio Ricciarelli, un film che parla della presa di coscienza da parte della Germania di aver commesso l’orrore della Shoah e “Il figlio di Saul”, che è un film importantissimo, ha vinto anche l’Oscar. E torniamo appunto su quella drammatica storia che evoca i fantasmi e gli orrori del passato.

D. – È un’edizione che vuole ricordare anche un personaggio illustre, scomparso prematuramente, un’attrice e bravissima regista, Ronit Elkabetz…

R. – Sì, abbiamo voluto celebrare questa edizione del Festival con un omaggio a Ronit Elkabetz, una grande sceneggiatrice, regista ed attrice israeliana, che in qualche modo ha accompagnato sempre sullo schermo questi undici anni del nostro Festival. Celebreremo Ronit attraverso la “Trilogia di Viviane”, tre film importantissimi che lei ha diretto con suo fratello, Shlomi Elkabetz, che sarà nostro ospite e con noi per le proiezioni della trilogia.

 








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