2016-11-14 15:11:00

Iraq: prosegue offensiva su Mosul, liberata Nimrud


Non si fermano le violenze in Iraq. E’ di otto vittime il bilancio dell’attentato avvenuto oggi di Karbala, mentre l’esercito governativo continua l’offensiva per liberare Mosul. Strappata ai jihadisti la città di Nimrod, sede di un antichissimo sito archeologico risalente al tredicesimo secolo avanti Cristo. Il servizio di Elvira Ragosta:

Sei kamikaze hanno preso di mira una località a Sud di Baghdad uccidendo otto persone e ferendone almeno sei. L’attentato è avvenuto al confine tra la regione di al Anbar, in parte controllata dall'Is, e il distretto di Karbala, città santa sciita. Su Mosul, intanto, continua la campagna dell’esercito governativo per strappare la città dall’occupazione del sedicente Stato islamico. Le forze curde peshmerga si sono ritirate da Bashiqa, città a Nordest di Mosul liberata la scorsa settimana, e hanno lasciato il posto alla polizia irachena. A quasi un mese dall’inizio dell’offensiva per liberare quella che l’autoproclamato califfo Al Baghdadi nominò la capitale del sedicente stato islamico in Iraq, l’esercito iracheno ha ripreso il controllo della zona di Nimrud, a pochi kilometri da Mosul. Qui si trova l’antico sito archeologico distrutto dall’Is nella primavera del 2015. Posta sulle rive del Tigri, la vecchia Nimrud rappresentava un gioiello dell’impero assiro, fondato nel tredicesimo secolo avanti Cristo. Nella primavera del 2015 fecero il giro del mondo le immagini di mine e bulldozzer e martelli, con cui i jihadisti dell’Is la rasero al suolo. Non solo Nimrud, è accaduto anche al sito siriano di Palmira, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’umanità, e quando sarà completata la liberazione di Mosul si dovranno accertare gli altri danni nella Piana di Ninive. L’archeologo Sebastiano Soldi, esperto di Vicino Oriente e membro del comitato scientifico dell’Associazione nazionale archeologi:

R. - La distruzione del sito archeologico di Nimrud si inserisce, purtroppo, in un panorama più ampio che in questi anni ha interessato danneggiamenti a beni culturali sia iracheni che siriani. Tutto questo sia come parte di una distruzione seguita da una volontà deliberata, oltre ai danni inevitabili dei conflitti nella regione, senza dimenticare scavi e ricerche clandestine.

D. - Quando Numrud è stata distrutta l’Unesco ha parlato di “crimine di guerra”. Un crimine orrendo che si affianca alle uccisioni barbare di civili, alle distruzioni della città e dei villaggi contemporanei. Dal punto di vista storico, la distruzione dei siti archeologi artistici e religiosi pesa moltissimo…

R. - Certo, perché come nel caso di Palmira in Siria e della stessa Hatra in Iraq, sono sempre stati elementi forti e di identità per tutte le popolazioni che vanno aldilà di tutte le barriere ideologiche, religiose o etniche delle popolazioni che rappresentano.

D. - Dopo la riconquista la conta dei danni, poi progetti di recupero, forse di ricostruzione. Come si interviene su questi siti?

R. - I danni andranno calcolati e verificati. Poi saranno necessari degli interventi con i ministeri competenti, poi ovviamente con l’Unesco ed eventualmente con l’apporto di professionalità e competenze di Paesi che possono aiutare in questa ricostruzione con varie modalità che verranno discusse in un secondo momento.

D. - La distruzione di questi siti per cancellare la storia di questi luoghi, ma poi è si è parlato anche di traffico di reperti archeologico da parte dei miliziani dell’Is per sostenersi economicamente …

R. - Questo purtroppo è un altro punto dolente. Per questo l’Unesco ha pubblicato una lista dei beni su cui si ha certezza che siano stati trafugati. Questo soprattutto per quanto riguarda beni che sono già documentati, inventariati o catalogati nei musei. Chiaramente in più ci sono gli scavi clandestini, quindi materiali che finora non erano conosciuti perché inediti e che sicuramente stanno trovando una strada di collocazione sui mercati neri che portano verso l’Occidente, verso l’Oriente e verso i Paesi arabi. Quindi questo è un appello perché ci sia da parte di tutti i Paesi che aderiscono alle convenzioni dell’Unesco una convinzione nel fermare questo mercato clandestino che sta depauperando così pesantemente queste regioni - Siria e Iraq in particolare, ma non solo, anche lo Yemen, l’Afghanistan - interessate da queste attività belliche.

D. - Era già accaduto all’Afghanistan nel 2001 quando i talebani distrussero le statue di Buddha più alte al mondo, pure patrimonio Unesco. Anche qui la ricostruzione difficile, anche per gli alti costi, e c’è stato un intervento con la ricostruzione in 3D …

R. - Sì, il 3D è sicuramente un sistema innovativo che ci consente di visualizzare come erano questi monumenti prima delle distruzioni. Però chiaramente quando parliamo poi dei siti archeologici si può fare a altrettanto con le competenze di archeologi, di architetti locali e internazionali che possono ricostruire, rivalorizzare, chiaramente nel rispetto di quelle che sono oggi le linee guida per quanto riguarda il restauro architettonico. 








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