2016-11-13 13:22:00

Parolin: Siria, pace negoziata che garantisca anche i cristiani


Mentre continuano le due offensive contro i jihadisti dello Stato Islamico in Siria e Iraq, rimane critica la situazione dei cristiani. Cacciate dalle loro terre o vessate dall’occupazione fondamentalista, le comunità della regione aspettano con fiducia la fine della guerra. Di loro si è parlato nella tre giorni di conferenze “Damasco, prisma di speranza”, che celebra i cento anni del Pontificio Istituto Orientale di Roma. Il servizio di Michele Raviart:

Sconfiggere il cosiddetto “Califfato” dell’Is è una priorità per il ritorno dei cristiani nelle loro terre. Dai villaggi assaliti nel nord-est della Siria alla cacciata da Mosul in Iraq, si attende la fine della guerra per ritrovare la stabilità. Spiega il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin:

"Speriamo che la situazione si stia mettendo sulla strada giusta per arrivare prima di tutto ad un cessate-il-fuoco, quindi alla conclusione della guerra e poi per una soluzione negoziata. Ecco, questa è sempre l’insistenza della Santa Sede: che le parti si mettano davvero insieme e cerchino di trovare una via di uscita. Questa è la nostra speranza. Speriamo anche che i nuovi scenari internazionali - creati dall’elezione negli Stati Uniti, con il nuovo presidente - possano servire a questo scopo. Noi speriamo che questa soluzione contempli anche una soluzione per i cristiani: nel senso che possano essere cittadini della loro terra e del loro Paese in maniera integrale e che possano contribuire alla costruzione, al pari degli altri cittadini, della loro società e che siano sentiti come parte di quella società".

In Iraq lentamente si stanno ripopolando i villaggi della Piana di Ninive, anche se la maggior parte dei cristiani rimane nei campi profughi del Kurdistan iracheno. Critica anche la situazione ad Aleppo, in Siria, in cui oltre 250 mila persone sono assediate nei quartieri orientali. Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali:

"Purtroppo tutte le notizie che arrivano ci portano ad essere pieni di angoscia, di sofferenza, di partecipazione al dolore terribile dei nostri fratelli soprattutto ad Aleppo, ma anche nell'intero Medio Oriente. Nonostante questo panorama negativo e oscuro, noi invochiamo la luce della pace, dell’intesa, del dialogo, dell’incontro tra tutte le persone del Medio Oriente, di tutte le religioni; e che specialmente i cristiani possano essere sempre un punto di equilibrio in questa amata regione".

Solidarietà ai cristiani di Siria e Iraq anche dalla comunità di Terra Santa. Mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme:

"Non c’è un cristiano che non parli dei suoi fratelli in Siria e in Iraq. E’ molto bello vedere la solidarietà. Tutte le comunità cristiane esprimono solidarietà, anche concreta, con collette e con veglie di preghiera, ai loro fratelli cristiani. Sono ammirati dalla testimonianza che stanno dando e sono anche incoraggiati. Con i tanti problemi della Terra Santa, vedere la testimonianza dei cristiani - soprattutto di Siria ed Iraq - incoraggia i cristiani di Terra Santa a guardare avanti con forza. Come in tutto il Medio Oriente, anche in Terra Santa - in Israele e in Palestina - ci sono fenomeni di estremismo e sono preoccupanti perché non sono più episodici, "una tantum" come era una volta, ma rientrano dentro filoni ideologici che cominciano a preoccupare. Io penso e ritengo, però, che vi sia ancora il tempo per gestire queste situazioni, che invece nel resto del Medio Oriente sono fuori controllo". 








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