2016-11-12 14:18:00

Concerto in Vaticano per i poveri con Morricone e Frisina


Oggi alle 1830 nell’Aula Paolo VI in Vaticano la seconda edizione del Concerto con i poveri e per i poveri. Sul podio si alternano il Premio Oscar Ennio Morricone che dirige l’Orchestra di Roma Sinfonietta e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e mons. Marco Frisina che guida Orchestra e Coro della Diocesi di Roma. Brani celebri e due inediti in un programma che vuole sostenere un Segno di Carità del Papa per il Giubileo: la costruzione di una Cattedrale in Uganda e di una Scuola di agraria in Burkina Faso. Ascoltiamo le voci dei due direttori, al microfono di Gabriella Ceraso, a partire da mons. Marco Frisina:

R. - I poveri non sono “altri” da noi; sono fratelli, sono compagni di cammino. Condividere con loro la bellezza della musica come dono di Dio che consola, che eleva, è ciò che ci ha spinto anche quest’anno a organizzare questo evento. L’anno scorso all’udienza il Papa ci ha detto che la musica unisce ed eleva; ci fa respirare l’aria pura delle grandi cose, ci fa pensare a Dio, all’amore, alla verità, alla bellezza. E non è giusto tenere tutto questo solo per noi, ma è bello condividerlo con chi forse, per la prima volta, ascolta un concerto e non offrendogli “qualcosetta”, ma il massimo che si può, perché è giusto che loro abbiano il massimo!

D. - In questo programma brani suoi e brani del Maestro Morricone si alternano ?

R. - Il Maestro Morricone ha scelto questi tre adagio; sono tre meditazioni prese dalle musiche più belle che ha scritto per il cinema. Poi c’è questo inedito che lui ha voluto riadattare sul testo di Bevilacqua che sarà eseguito all’inizio di questo concerto, per dare il “la”: si tratta di una meditazione brevissima. Poi ci sarà una mia suite sulle musiche dell’Apocalisse di San Giovanni, laddove ho voluto sottolineare che il dolore dell’umanità che Dio operò per amore volge a salvezza, trasforma nel compimento della salvezza: è l’amore che vince sul terremoto, sulla guerra, sulla violenza. Poi del Maestro Morricone c’è “Tra Cielo e terra”, un pezzo di grande suggestione spirituale tratto dalle musiche per Padre Pio che lui scrisse; ci sarà un mio Te Deum nella versione gregoriana, variata con il coro e l’orchestra, come un ringraziamento a Dio per quest’anno di grazia che ci ha voluto donare e per condividere questa gioia che il Te Deum dà. E' lode a Dio che nell’amore ci salva e ci redime insieme a tutti i nostri fratelli. Il concerto finisce poi con un piccola suite da Mission; che ricorda ancora una volta che la fede e la carità vincono anche sulla violenza. Nel film Mission si ricordava proprio come quella storia così dolorosa della comunità gesuita in Paraguay terminava con questa violenza inaudita dei potenti, ma anche lì Dio e la fede vincono, e il tema famoso, che ormai conosciamo tutti, del “Gabriel’s Oboe” sfocia alla fine in questo inno alla nostra vita, alla vita che vince. È la vita di Dio che ci fa vincere su ogni dolore e sofferenza.

D. - Suonare davanti ai poveri fa bene anche ai musicisti?

R. - Fa bene anche a noi. L ‘anno scorso ho visto che il Maestro Daniel Oren che è di religione ebraica - eppure ha diretto musiche mie cristiane - era emozionatissimo. Mi ha detto: “È una delle cose più belle della mia vita, perché mi rendo conto di cosa significa la musica”. In questi casi la musica acquista un valore che è quello dell’intrattenimento e dell’esibizione vanitosa. Ma la musica diventa un dono d’amore; è una carezza per loro, è un bacio, un abbraccio, una consolazione e questa è la  cosa più bella che si possa vivere. A me capita spesso, perché come sacerdote lo faccio con questo spirito, ma ogni volta è una sorpresa perché ogni volta ci si rende conto di quello che Dio può fare attraverso la musica e attraverso di noi e come può toccare il cuore di tanta gente e può, con loro, vivere la gioia e la luce che l’arte ci dona.

Maestro Ennio Morricone, lei che ha suonato davanti al pubblico di tutto il mondo, cosa prova stasera a trovarsi difronte ad un pubblico così speciale, a cui farà dono della sua musica?

R. – Non penso al regalo che io faccio a questo pubblico; penso che è stato il Papa a volere questo pubblico. È molto importante che un pubblico non ricco, anzi il contrario, assista a questa musica, con questo coro, con questa orchestra. Questa è una cosa che mi stimola molto a fare bene, a far suonare l’orchestra con il cuore e intensamente per loro, che spero sentano bene questa nostra prestazione e apprezzino il programma che ho scelto per loro. In questa occasione avrei potuto fare dei pezzi più difficili, un po’ più scorbutici … Ma no, ho scelto dei pezzi semplici che potessero essere ascoltati senza complicazioni.

D. - Musiche particolarmente dolci che toccano e che arrivano al cuore. Sono anche modi per meditare?

R. - Certamente. Sono pezzi orecchiabili che si possono memorizzare e possono ricordare questo evento che Papa Francesco ha voluto. Spero che l’impressione che loro avranno sia positiva e rimanga nella loro mente.

D. - Mi dice qualcosa sul suo brano inedito su testo di Alberto Bevilacqua. Cosa le piace? Che cosa comunica?

R. - Quello che mi piace? Glielo recito, spero di ricordarlo tutto: “Dio, Dio, uno di noi. Dio, Dio sempre con noi. Ci spezza il pane e poi si inchioda sulla nostra Croce per noi”. In poche parole racconta la storia del cristianesimo, della Passione di Cristo.… È incredibile questa sintesi di Bevilacqua.

D. - La musica l’aiuta personalmente a meditare?

R. - L’autore inizia a riflettere davanti ad una pagina bianca, un mondo aperto. È una cosa straordinaria e anche un momento drammatico: cosa scrivere? C’è un punto interrogativo intenso. L’autore naturalmente ha la responsabilità di quello che poi andrà a scrivere, la stessa responsabilità che ha verso coloro che ascolteranno la musica.

D. - Maestro, è stato il suo compleanno. Innanzi tutto le faccio i miei migliori auguri: quale è il regalo più bello che la vita le ha fatto?

R. - Mia moglie, la mia famiglia, certamente la musica e il fatto che la gente abbia seguito e ancora segue il mio lavoro.








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