2016-11-08 13:52:00

"Così vicino alla felicità": il libro che racconta le voci dal carcere


E’ nelle librerie da questo mese, il volume “Così vicino alla felicità. Racconti del carcere”, che riunisce i venticinque racconti finalisti della VI edizione del Premio Goliarda Sapienza, insieme alle introduzioni di scrittori, artisti e giornalisti d’eccezione nel ruolo di tutor letterari. E’ l’unico concorso letterario in Europa di questo genere i cui proventi sono devoluti in progetti in favore della cultura della legalità. Il significato di queste narrazioni, presentate all’indomani del Giubileo delle carceri, nelle parole dell’autore della prefazione mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede. L’intervista è di Stefano Leszczynski:

R. – Significa mettersi in ascolto. Ascoltare che cosa? Ascoltare non tanto opinioni ma quegli elementi di un racconto che indica un orizzonte: l’orizzonte che è la ricerca di qualcosa per cui valga la pena lottare, cioè il senso della propria vita. La narrazione di storie diventa un lasciarsi condurre da quei segreti carsici di grazia che sono presenti nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, anche quelli che vivono l’esperienza della reclusione.

D. – Il titolo è molto significativo “Così vicino alla felicità”: come si fa a essere così vicino alla felicità per le persone che sono detenute?

R. - Quando uno è detenuto viene privato della propria libertà, però è anche vero che c’è la speranza e la speranza ci fa ad andare avanti… La felicità, a volte, è coltivare una speranza che Dio ci accolga, che una famiglia, un uomo o una donna a cui abbiamo provocato dolore ci perdonino… Felicità però è anche che ogni uomo che vive questa esperienza del carcere possa trovare un rinnovato senso alla propria esistenza.

D. – Il Papa ha parlato della possibilità di un gesto di clemenza. Questo cosa ci deve ispirare?

R. – Credo che questo innanzitutto, laddove è possibile, diventi un atto concreto frutto dell’Anno della Misericordia. Credo che sia il momento in cui riflettere tutti e poter aggregare le forze per un miglioramento delle condizioni di vita all’interno di questo mondo perché non solo venga rispettata la dignità umana dei detenuti ma perché si possa immaginare che la giustizia non sia semplicemente una punizione ma sia, invece, piuttosto, un cammino che reintegri nella società e quindi un cammino che puntelli passo dopo passo una dignità che si fa carica di rinnovata speranza.








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