2016-11-04 15:05:00

Patriarca Raï: libanesi felici dopo la fine della lunga crisi istituzionale


Da ieri, il Libano ha un nuovo premier. Il neopresidente della Repubblica, Michel Aoun, ha dato a Saad Haariri il compito di formare un nuovo governo. Già primo ministro da novembre 2009 a gennaio 2011, 46 anni, sunnita, e vicino all’Arabia Saudita, Saad Hariri è figlio dell’ex premier Rafiq Hariri, ucciso in un attentato a Beirut nel 2005. Dopo l’elezione dei giorni scorsi, da parte del Parlamento, del nuovo presidente Aoun, la nomina di Hariri contribuisce alla ripresa della vita istituzionale libanese, che aveva subito uno stallo da oltre due anni. Sul futuro politico, sociale ed economico del Paese, Francesca Sabatinelli ha intervistato il card. Bechara Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti:

R. – Noi ora abbiamo un presidente, quindi tutto funziona, perché erano due anni e mezzo che era tutto bloccato: Parlamento, governo, tutto, perché senza testa il corpo è inerte! Quindi, adesso si comincia ad andare avanti: le sfide sono enormi! Dopo due anni e mezzo di vuoto presidenziale e di sospensione di tutte le funzioni pubbliche, si possono immaginare i problemi, prima di tutto quello politico, di riconciliazione interna – che comunque non è tanto difficile – poi quello economico, con i debiti aumentati in modo tremendo e c’è la questione del milione e mezzo di profughi siriani, più mezzo milione circa di palestinesi. La metà della popolazione libanese è composta di profughi, mentre il Libano affronta una fortissima crisi economica. Un terzo della popolazione libanese vive sotto il livello di povertà, poi c’è l’emorragia migratoria. Tutto questo fa parte delle sfide che il governo, il presidente della Repubblica e le istituzioni si trovano a dover affrontare.

D. – Alla luce di queste nuove istituzioni, in qualche modo si può pensare a una stabilità del Libano?

R.  - Certo, certo. Il discorso del presidente, il suo primo discorso, si è basato tutto sulla stabilità politica, economica, sociale e della sicurezza. Certamente questo ha dato stabilità. Comunque, durante questo "vuoto" il popolo libanese ha creato la stabilità, veramente, però tutto era paralizzato. Adesso c’è una forte speranza nel popolo libanese, stanno respirando la speranza che possiamo andare avanti. I libanesi in genere sono coraggiosi nell’affrontare i problemi.

D. – E’ una mano, quella di Saad Hariri, che già si conosce …

R. – Sì, abbiamo due braccia veramente forti. Sia il presidente della Repubblica che il premier Hariri sono conosciuti. Ringraziamo Iddio, vuol dire che il Signore veglia su questo Paese e che tutti hanno pregato per la stabilità, e non possiamo dimenticare l’augurio e l’incessante opera del Santo Padre Francesco. Ogni volta che se ne è presentata l’occasione, sia a livello internazionale sia a livello nazionale, Papa Francesco sempre ha ricordato il problema della presidenza libanese. Noi vogliamo esprimere, tramite la voce della Radio Vaticana, la nostra riconoscenza al Santo Padre, che ha lavorato molto. Io, personalmente, ho sempre sollecitato il Santo Padre, ogni volta che mi trovavo a Roma e anche per iscritto, la sua mediazione presso i grandi del mondo e presso la comunità nostra per l’elezione del presidente. Ringraziamo Iddio perché siamo arrivati! Quindi, il popolo libanese è in festa.

D. – Quindi la Chiesa maronita è in festa …

R. – Certo, la Chiesa maronita, i musulmani, i cristiani di tutte le confessioni, sono tutti contenti e felicissimi perché l’accordo e il consenso che per miracolo, così, si è concentrato sulla persona del presidente e poi il consenso unanime per Hariri: questo fa la festa per tutti i libanesi, cristiani e musulmani. Dobbiamo congratularci tutti insieme perché il Libano – così ci auguriamo – possa riprendere, come diceva San Giovanni Paolo II, il suo ruolo di "messaggio" nella regione del Medio Oriente. Comunque, tutti sanno che i cristiani e i musulmani in Medio Oriente guardano al Libano come un Paese-modello da conservare.








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