2016-11-02 14:56:00

Corea del Sud. Rimpasto di governo tra contestazioni e proteste


Ampio rimpasto di governo in Corea del Sud. La presidente Park Geun-hye ha designando come nuovo primo ministro Kim Byong-joon, ex consigliere dell’ex presidente democratico Roh Moo-hyun. Critica  l’opposizione che parla di una decisione per uscire dalla crisi politica in atto, scatenata da una presunta questione di favoritismi e condizionamenti che ha coinvolto il Capo di Stato. Massimiliano Menichetti ha intervistato la professoressa Rosella Ideo, storica dell'Asia orientale all'Università di Trieste:

R. – In Corea del Sud c’è una gravissima crisi politica: il presidente è ormai caduto al 10 per cento nei sondaggi… Tanto che viene chiesto dai cittadini coreani, che continuano a manifestare a migliaia, che dia le dimissioni, che le sia applicato l’impeachment.

D. – Tutto nasce perché una confidente della presidente, la signora Choi, sarebbe riuscita ad esercitare una influenza sulla politica estera e interna del capo di Stato…

R. – Adesso si grida allo scandalo, perché è stata imprigionata, c’è chi dice che sia un capro espiatorio…

D. – Soltanto 15 giorni fa si parlava di una opposizione debole. Adesso si è completamente rovesciata la situazione…

R. – Questo sicuramente, perché si dice che questa signora abbia avuto anche un’influenza nella nomina dei ministri che fanno parte del governo della presidente Park: quindi ad un certo punto, il Capo di Stato, per salvarsi, ha sostituito dieci capo dicastero e come un’ultima mossa, direi veramente disperata, vista la inimicizia fra i progressisti e i conservatori, Park ha messo come primo ministro un ex fedelissimo di un presidente progressista come è stato Roh.

D. – Il Parlamento dovrà ratificare la nomina del primo ministro; però il partito conservatore non ha la maggioranza…

R. – E’ uno scenario che può effettivamente ribaltare compleatamente la situazione e portarla a favore del partito progressista, che tra l’altro ha governato per ben dieci anni prima dei due mandati dei presidenti conservatori.

D. – Mandati che avevano anche una posizione diversa in politica estera…

R. – Fino al 2008 c’è stato un partito molto attento anche ai rapporti con la Corea del Nord, che invece con le due presidenze successive ha cambiato assolutamente disegno.

D. – Il Paese è in una area strategica: subisce la minaccia della Corea del Nord, l’influenza della Cina ed è da sempre sotto lo sguardo degli Stati Uniti…

R. – Questo è un altro colpo alla politica estera di Obama che ormai è alle sue ultimissime batture. La strategia della Casa Bianca era mettere in secondo piano la Cina contando su questi alleati, ma oltre alla Filippine, che si stanno avvicinando alla Cina, c’è il presidente della Malaysia che andrà a fare un inchino ai cinesi, per uscire dai suoi guai interni; poi adesso c’è la crisi sudcoreana che ha fatto gioire la Corea del Nord … Diciamo che questa idea del presidente americano di ribadire con forza il primato degli Stati Uniti nell’area Asia-Pacifico si sta sfaldando a poco a poco.








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