2016-10-30 15:40:00

Terremoto: dopo la nuova scossa aumenta l'esigenza d'interventi


Molte le esigenze a cui rispondere e le richieste di interventi urgenti dopo la nuova scossa di terremoto che stamani ha colpito Umbria e Marche. Sentiamo il servizio di Giancarlo La Vella:

“Guardi, siamo dentro una tenda come Comune… Ho bisogno di container, ho bisogno di luoghi in cui poter alloggiare la gente, ho bisogno di aiuto perché le tende non ce le mandano…. Che faccio io per queste persone? E’ una situazione drammatica!”.

E’ l’appello toccante di Alessandro Angelucci, sindaco di Pieve Torrina. E’ uno dei centri che inevitabilmente è rimasto un po’ ai margini del nuovo intervento in aiuto delle popolazioni colpite. Mobilitati da subito i volontari di Caritas Marche. Sentiamo Sonia Sdrugolini, raggiunta telefonicamente a Visso:

R. – Sono a Visso… Abbiamo incontrato i due parroci:  don Gilberto di Visso e quello di Castelsantangelo sul Nera di Ussita, che è bloccato qui a Visso e non è riuscito a raggiungere Ussita per celebrare l’Eucaristia: era prevista per le 11.30, ma chiaramente le strade sono bloccate e sono anche difficili le comunicazioni telefoniche con chi è rimasto a Ussita, sicuramente al sicuro perché c’è tutt’ora un campo della Protezione Civile e quindi le persone erano sole ed erano già state messe in sicurezza; e la Protezione Civile è presente. In questo momento non si può circolare con facilità, perché le strade sono interrotte dai sassi e altri ne cadono con le scosse di assestamento… Quindi è difficile veramente capire quali siano le necessità e i bisogni… Per ora le persone rimaste sono qui, in luoghi sicuri, in piazze aperte e cercano di farsi forza tra loro.

D. – Come i volontari di Caritas stanno operando a supporto della popolazione nuovamente colpita?

R. – Nell’ascoltare le persone, le loro paure e le loro difficoltà. Oltre ad affrontare l’emergenza, di vedere dislocati sulla costa più di 1.500 persone, da un giorno all’altro: anche loro con dei bisogni, anche quello di trovare un po’ di conforto, di sentire un calore umano vicino. La gente racconta come sta vivendo questo periodo e anche di quanto sia difficile cercare di rielaborare la cosa, perché le sollecitazioni sismiche sono continue…. C’è esasperazione e questo è comprensibile.

D. – Un’esasperazione che non vince la speranza di tornare nelle proprie terre di origine, di riprendere…

R. – No! Queste terre sono molto amate! Tutti sanno che probabilmente sono più al sicuro lungo la costa, che sono assistiti, però la gente vuole rimanere in queste terre…

In prima linea anche la Protezione Civile, che già era operativa nelle zone colpite dai precedenti sismi. Sentiamo Andrea Cosimi, che sta operando nella zona marchigiana:

R. – A Pescara del Tronto è continuato a crollare tutto quello che era rimasto in piede. La maggior parte delle case risultano inagibili. Fortunatamente non abbiamo avuto danni alle persone.

D. – E’ un ulteriore emergenza, quindi, che si somma all’emergenza precedente…

R. – Già eravamo in emergenza e non abbiamo potuto mollare mai! Ricominciamo ogni volta da capo… I presidi sono tutti quanti aperti e operativi. Tutto quello che avevamo messo in piedi rimane in piedi… Adesso, a questo punto, bisognerà forzare sempre di più l’esodo delle poche persone che erano rimaste verso la costa.

D. – Le vostre sensazioni e quelle della popolazione?

R. – Considerate che dopo due mesi di continue scosse, ne arriva questa mattina una che sembra più forte,  può immaginare dove sia andato il morale…

La forte scossa ha creato altri danni anche nel versante di Arquata del Tronto, già colpito duramente nel terremoto del 24 agosto scorso. Roberto Piermarini ha raggiunto telefonicamente il parroco di quattro frazioni dell'arquatano, don Francesco Armandi:

R. – Di danni alle persone, penso non ce ne siano stati, perché le frazioni sono quasi tutte vuote, eccetto Spelonga e Colle. A Colle sembra che ci sia un grosso problema, perché dei massi sono caduti sulla strada e la frazione sembra essere isolata… Certamente ci sono delle difficoltà nella viabilità.

D. – Che cosa è rimasto di Arquata, don Francesco?

R. – Arquata, adesso, ha assunto l’aspetto della frazione di Pescara…. Certo è una cosa desolante! Io penso che sia soprattutto preoccupante lo stato psicologico della gente, perché ha l’impressione che la cosa non finisca più… E’ agitata, è impaurita e non sa cosa fare. Anche ad Ascoli la gente che è stata evacuata lì per l’inverno comincia a non sentirsi più sicura.

Un sisma che è stato sentito in tutta Italia e che ha provocato danni anche lontano dall’epicentro, tanto che a Roma è stata chiusa, tra le altre, la Basilica di San Paolo fuori le Mura. Sentiamo il sacrestano della Basilica, don Federico:

R. – C’è stato lo scossone e poi sono caduti alcuni frammenti di stucchi dal plafone della basilica. Per cui la Santa Sede ha deciso di chiudere la basilica per precauzione. Questa mattina c’è stato il sopralluogo dei pompieri e della sicurezza… Per cui la basilica è chiusa, però vediamo ora cosa decino: se è il caso di prolungare la chiusura o di riaprirla al pubblico… Per il momento non lo sappiamo ancora.

D. – Si è recato personalmente a vedere cosa era successo? Sono evidenti questi danni?

R. – Io ero in basilica. Sono caduti dei pezzi di stucco del cornicione, del plafone. Mi hanno detto che si è aperta una crepa alla base di una colonna… Tenendo presente il fatto che si tratta di una basilica pontificale e quindi frequentata da migliaia di persone ogni giorno, è normale che la Santa Sede voglia essere sicura prima di riaprirla.

D. – In questo momento è d’obbligo il pensiero e la vicinanza a chi il terremoto lo ha anche subito direttamente…

R. – Siamo tutti sgomenti! Anche perché a Norcia, che è stato l’epicentro del terremoto, ci sono due comunità monastiche che ci sono particolarmente care: i fratelli proprio nella casa di San Benedetto e le monache di Sant’Antonio, alle quali siamo molto legati. Siamo loro vicini… E naturalmente preghiamo per loro.

 

 








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