2016-10-29 13:54:00

Presidenziali Usa: Fbi riapre indagine su mail della Clinton


Un nuovo colpo di scena irrompe nella campagna elettorale per le presidenziali statunitensi. L’Fbi riapre l’inchiesta sulle email inviate da Hillary Clinton con il suo account privato quando era segretario di Stato. Un consuetudine che avrebbe esposto questioni di importanza nazionale ad eventuali attacchi informatici. “È imperativo che l'Fbi spieghi”, afferma da parte sua la candidata democratica mentre la stampa americana giudica “contro la prassi” un’iniziativa tale del capo dell’agenzia federale James Comey, a soli 11 giorni dal voto dell’8 novembre. Esulta Donald Trump che nei sondaggi è dato ancora in svantaggio di circa sei punti percentuali. Per un commento, Marco Guerra ha sentito Mattia Diletti, docente di Scienza Politica alla Sapienza di Roma ed esperto di Stati Uniti:

R. – Ancora veramente non sappiamo, perché non abbiamo grandi indiscrezioni di quello che c’è dentro queste email. A mio avviso ancora non è sufficientemente importante per rappresentare un pericolo per la Clinton, perché non si sa di che contenuto si tratti, non si sa esattamente nemmeno che tipo di mail siano. Non sappiamo se ci saranno indiscrezioni. Sappiamo che queste email sono state trovate dentro il computer di un democratico, caduto in disgrazia qualche tempo fa per via di una indagine: quindi sono state trovate all’interno di un altro filone di indagini, ma non sappiamo nemmeno se queste email le abbia ricevuto, le abbia mandate…. Si capirà qualcosa se ci saranno delle indiscrezioni. Al momento non sembra essere ancora un grosso problema per la Clinton.

D. – Clinton chiede all’Fbi di spiegare in fretta. E’ possibile, quindi, chiudere l’indagine prima del voto? E cosa rischia, invece, un eventuale presidente sotto indagine?

R. – Lei ha fatto una mossa molto buona, perché consigliata dal capo della sua campagna - John Podesta - che è un uomo di grandissima esperienza, che ha lavorato già nell’amministrazione del marito e quindi si è voluto chiedere subito di cosa effettivamente si trattasse, per dare l’idea che la Clinton non abbia nulla da nascondere. Questa – dal punto di vista tattico – è la mossa migliore! Per quel che riguarda l’idea di un candidato presidente sotto indagine, sì certo è una delle tante forme di pressione che possono arrivare su un presidente e non è un buon inizio. Comunque, questa campagna elettorale è così pesante e porterà delle scorie appena la Clinton eventualmente dovesse entrare in carica. Questo è uno dei suoi punti di debolezza. Può esserci, ma dipende tutto da cosa c’è dentro queste email.

D. – Possiamo ricordare velocemente come nasce e in cosa consiste lo scandolo delle email della candidata democratica, che ha inviato dal suo indirizzo privato?

R. – Facendola molto semplice, lei ha anche ammesso di aver commesso un errore: lei dovrebbe usare sempre le email governative, perché nelle email private si può entrare con maggior facilità: un hacker può riuscire a leggere cosa anche un segretario di Stato sta scrivendo e dicendo a proposito di questioni che riguardano la sicurezza nazionale. Il centro di tutto è questo. Poi ovviamente c’è l’idea che Hillary Clinton sia stata reticente rispetto a questo problema e che non abbia veramente raccontato la verità, non l’abbia detta tutta… Questo ha fatto parte anche del bagaglio di strategie comunicative di Trump, che continua ad accusare la Clinton di essere una mentitrice. Lei ha ammesso di aver sbagliato e per adesso non sembra che questo errore abbia comportato dei rischi per la sicurezza nazionale.

D. – Comunque si tratta di un colpo a favore di Trump in questa campagna molto dura; tuttavia il candidato repubblicano resta indietro di diversi punti percentuali nei sondaggi. I repubblicani come devono gestire questo nuovo colpo di scena?

R. – Lo faranno al solito modo: cercheranno cioè di attaccare la Clinton in modo furioso, perché mancano meno di due settimane al voto. Ricordiamoci, però, che Hillary Clinton è molto forte in diversi Stati chiave; che Trump ormai non può più vincere, se diamo retta ai sondaggi; e che, in realtà, negli Stati Uniti moltissime persone in alcuni Stati – circa il 30 per cento – ha già votato per posta. Questo scandalo sta arrivando molto tardi… Non si sa quanto effettivamente questo scandalo possa ingigantirsi, ma al momento le proporzioni non sembrano tali da impensierire la Clinton. In fondo è un ennesimo pezzo che si inserisce in una narrativa trumpiana -  quella dell’incapacità della Clinton di governare e della sua tendenza a nascondere le cose - che ha fatto breccia fino ad un certo punto: lui è indietro e al momento sembra restare indietro…

 








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