2016-10-28 13:51:00

Movimenti Popolari. Tomasi: respingere migranti è violazione trattati


Presentato nella Sala Stampa della Santa Sede il terzo incontro mondiale dei Movimenti Popolari, in programma a Roma e in Vaticano dal 2 al 5 novembre prossimi. Presenti l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, segretario delegato del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e Juan Grabois, consultore del medesimo dicastero vaticano e cofondatore del Movimento dei lavoratori esclusi e della Confederazione dell’economia popolare, in veste di membro del comitato organizzatore dell’evento. A moderare, Paloma García Ovejero, vicedirettore della Sala Stampa vaticana. Il servizio di Giada Aquilino:

Non si rassegnano, si organizzano e si impegnano per una “alternativa umana alla globalizzazione” che scarta ed esclude i più poveri. Sono i membri dei Movimenti Popolari, che dal 2 al 5 novembre prossimi si riuniranno a Roma e in Vaticano. Dopo gli incontri del 2014, sempre a Roma, e del 2015 a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, più di 200 delegati da tutto il mondo parteciperanno presso il Pontificio collegio internazionale Mater Ecclesia a riunioni, analisi, dibattiti sui temi tradizionali di “terra, tetto e lavoro”, con particolare attenzione alla questione di rifugiati e sfollati. In quest’Anno Santo della Misericordia, ormai in via di conclusione, si è voluta coniugare l’esperienza dei Movimenti Popolari che Papa Francesco ben conosce fin dai tempi di quando era arcivescovo di Buenos Aires, non soltanto con le visite alle “villas miserias” argentine, con il dramma dei migranti che in questi mesi interessa particolarmente l’Europa. Lo ha evidenziato l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi:

“L’Europa fa un po’ fatica a trovare una politica comune, efficace, che risponda alle esigenze di queste migliaia di persone che ogni settimana arrivano in Sicilia o in Grecia. Lampedusa o Lesbo non sono il confine di due Paesi, ma sono il confine dell’Europa. Per cui questo richiede una solidarietà europea che fa fatica ad esprimersi in maniera concreta. Da una parte, abbiamo il dovere di accogliere, anche per ragioni legali, perché tutti i Paesi dell’Europa hanno ratificato la Convenzione sui rifugiati: per cui mandare indietro persone che rispondono alla definizione di ‘rifugiato’ è una violazione diretta di un Trattato sottoscritto. Dall’altra, abbiamo un dovere morale ed etico di accogliere queste persone bisognose. Il problema che l’Europa ci pone dei numeri e delle modalità di accettazione di queste persone secondo me manca un po’ di equilibrio. L’aspetto più importante è dire come integriamo queste persone nella società, perché di fatto non c’è un’invasione. I numeri sono molto chiari! Bisogna essere concreti, andare al di là delle emozioni e delle reazioni dei movimenti populisti, che usano la paura dello straniero per altri scopi che non hanno poi niente a che fare con queste persone. Quindi diventa una responsabilità importante per l’Europa, come Unione Europea, di non lasciare sole la Grecia, l’Italia, la Spagna a raccogliere le persone che arrivano, ma di mostrare una solidarietà concreta nell’accogliere queste persone”.

D’altra parte l’obiettivo dei Movimenti Popolari è quello di trovare una via per superare le gravi situazioni di ingiustizia che soffrono gli esclusi in tutto il mondo, dai senza casa ai senza lavoro né diritti, dai contadini senza terra alle persone ferite nella loro dignità. Ne ha parlato Juan Grabois, illustrando le dieci priorità collegate alle “tre T” in spagnolo, “terra, tetto e lavoro”:

“Nuestro programa, entonces, de ‘las tres T’ …
Il nostro programma ‘delle tre T’ combina nuove forme di riforma agraria, integrazione urbana e protezione del lavoro, nel quadro di una nuova economia al servizio dei popoli e rispettosa della madre Terra”.

A guidare i lavori, l’Evangelii Gaudium e la Laudato si’ di Papa Francesco, come le sue esortazioni all’inclusione sociale. Ancora Juan Grabois:

“También de esta perspectiva más amplia…
Anche da questa prospettiva più ampia, alla quale ci invita Francesco, vogliamo interpellare il nostro modo attuale di vivere, le nostre istituzioni democratiche in crisi e la loro incapacità nel limitare il potere arbitrario di quello che il Papa chiama il ‘dio denaro’”.

Sabato prossimo, in Aula Paolo VI, l’udienza dei partecipanti col Pontefice, per esporre a Papa Francesco quanto emerso ai lavori. Mons. Tomasi:

“Questa testimonianza vuole richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica alla necessità di portare veramente le frontiere – come il Papa spesso dice – verso il centro. Le persone che si trovano alla frontiera, alla periferia, devono entrare a far parte del centro della società. Quindi, questo gesto di attenzione verso i Movimenti Popolari che il Papa ha mostrato già nei due incontri precedenti e che adesso fa con questo terzo è semplicemente parte della sua visione, che è poi la visione della Dottrina Sociale della Chiesa: non è una rivoluzione! E’ semplicemente la continuazione di quello che diceva soprattutto Giovanni Paolo II riguardo all’attenzione che dobbiamo avere verso le persone ai margini della società”.

Confermate le presenze di don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione “Libera”, dell’ex presidente dell’Uruguay Pepe Mujica, di un rappresentante del governo argentino del presidente Mauricio Macri e della studiosa ed ecologista indiana Vandana Shiva. Non parteciperanno, invece, contrariamente a quanto affermato in questi giorni dalla stampa internazionale, il presidente boliviano Evo Morales, che aveva preso parte ai precedenti incontri, e il senatore americano Bernie Sanders. In tale contesto, Juan Grabois ha chiarito che i movimenti popolari non sono una forza politica:

“No solamente no hacemos ningún esfuerzo…
Non solo non facciamo alcuno sforzo se non facciamo tutti gli sforzi, perché la politica è una delle forme più alte di carità e ha come obiettivo quello di trasformare la realtà. I movimenti popolari non sono partiti politici, non partecipano ad elezioni e al processo istituzionale della democrazia. Però fanno politica – come dice il Papa – con la P maiuscola, la grande politica: una politica architettonica che cerca e trova la giustizia sociale. E’ certo che all’interno delle organizzazioni popolari, come in altri ambienti, ci siano interessi di parte. Ed è certo che facciamo tutto il possibile affinché questi interessi di parte, che sono parziali, non egemonizzino lo spazio. Però sono rischi che dobbiamo prenderci. Noi abbiamo un programma integrale al quale stiamo lavorando in modo forte, che è ‘terra, tetto, lavoro’ e quindi lo offriamo a tutte le ‘parzialità’, affinché lo adottino come proprio”.








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