2016-10-27 15:36:00

Santa Sede: proteggere civili, principali vittime delle guerre


La protezione dei civili in scenari di guerra, le atrocità provocate da gravi crimini internazionali, come il genocidio e la pulizia etnica, e le violenze contro le donne. Sono i temi al centro del discorso pronunciato ieri, a New York, da mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu. Il presule ha anche ricordato la priorità di un efficace controllo delle armi per prevenire i conflitti.

Protezione dei civili
Ricordando il discorso di Papa Francesco, lo scorso 25 settembre all’Assemblea generale dell’Onu, mons Auza ha sottolineato che la protezione dei civili “dovrebbe essere uno degli elementi centrali delle missioni di peacekeeping”. Un’analisi dell’evoluzione dei conflitti – ha aggiunto – mostra che “la maggior parte delle vittime sono civili innocenti”. Mons. Auza ha ricordato, in particolare, che all’inizio del 1900 circa il 5% delle vittime erano civili. Negli anni ’90, invece, oltre il 90% erano non combattenti.

Conseguenze dei conflitti
L’osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu ha poi indicato le drammatiche conseguenze dei conflitti: un gran numero di vittime civili, tra cui molti bambini, e di sfollati. Tra gli effetti, anche crisi che coinvolgono rifugiati e migranti e la distruzione di infrastrutture nevralgiche come scuole e presidi sanitari. Un'altra piaga ricordata dal presule è quella dell’utilizzo dei civili come armi da guerra, attraverso la privazione del cibo e dei beni di prima necessità. A questo si aggiungono, negli scenari di guerra, il totale disprezzo degli operatori umanitari e dei giornalisti e altre violazioni del diritto umanitario internazionale.

Violenze contro le donne
Mons. Auza ha osservato che le donne e le ragazze soffrono, in modo sproporzionato, per le devastazioni provocate dai conflitti essendo un facile bersaglio per diffondere la paura nella società. Papa Francesco – ha detto il presule – ha ricordato che non si deve dimenticare un altro crimine orrendo contro le donne: lo stupro. L’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu ha inoltre sottolineato che “gli sforzi per risparmiare donne e bambine dal divenire vittime di conflitti dovrebbero essere accompagnati da iniziative che rafforzino il ruolo delle donne nella diplomazia preventiva”. Il ruolo della donna, in un contesto di pace e di sicurezza, non dovrebbe essere considerato un tema “politicamente corretto” ma un elemento essenziale per evitare ulteriori drammi e violenze.

Le possibili risposte della comunità internazionale in caso di guerre
Dopo aver sottolineato che crimini come il genocidio e la pulizia etnica continuano a sconvolgere diverse regioni del pianeta, mons. Auza ha spiegato che il vertice mondiale del 2005 attribuisce alla comunità internazionale la possibilità di prendere appropriate azioni collettive nel caso in cui uno Stato non riesca a proteggere la propria popolazione. La Santa Sede – ha osservato il presule – ritiene che l’applicazione di questo principio è fondamentale per la protezione dei civili. Non sempre tale principio, però, è conciliabile  con quello del non intervento sancito dalla Carta delle Nazioni Unite.

Il controllo delle armi per prevenire conflitti
Per prevenire conflitti, proteggere i civili, ristabilire la pace e promuovere la riconciliazione – ha spiegato il presule - una efficace strategia è quella del controllo degli armamenti. La Santa Sede rinnova il suo appello agli Stati a limitare la produzione, la vendita e il loro trasferimento. Devono anche essere prese misure in grado di porre fine al traffico di armi e a finanziamenti che, direttamente o indirettamente, sono la causa di atroci crimini.

Abusi sessuali da parte di peacekeepers dell’Onu
L’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha detto infine che sono profondamente preoccupanti i casi di abusi sessuali e di altre forme di sfruttamento da parte di peacekeepers delle Nazioni Unite.  Nonostante le misure speciali adottate dal segretario generale dell’Onu  e dal Consiglio di sicurezza, il problema – ha sottolineato mons. Auza - continua ad essere grave e deve essere affrontato con urgenza. Maggiori misure preventive, in particolare, devono essere prese in considerazione perché gran parte della credibilità e dell’autorevolezza delle operazioni di peacekeeping dell’Onu e delle Nazioni Unite dipendono da tali iniziative. Mons. Auza ha ricordato, infine, che Papa Francesco ha espresso apprezzamento per l’impegno dei Caschi Blu nelle missioni di pace in varie zone del mondo. (A.L. e A.P.)








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