2016-10-24 14:05:00

Calais, sgombero migranti. Il vescovo: non calpestare dignità


In corso lo sgombero a Calais, in Francia, nel grande Campo profughi che ospita migliaia di migranti in condizioni umanitarie drammatiche. Dalle prime ore del mattino, le operazioni procedono senza scontri, dopo le tensioni registrate la notte scorsa. I particolari da Paola Simonetti:

   

Le paventate sommosse sono state scongiurate, almeno per la giornata odierna. Le operazioni di evacuazione a Calais, in Francia, della cosiddetta “giungla”sono proseguite in modo tranquillo. 60 i pulman che dovranno, per l’intera settimana, trasferire parte dei 6500 migranti presenti, nei centri di accoglienza sparsi sull’intero territorio nazionale. Il primo dei pulman ha lasciato nel pomeriggio il campo. Lo sgombero potrebbe, tuttavia, secondo le autorità francesi, rivelare le sue problematiche verso la fine di questi sette giorni, quando a restare saranno coloro che opporranno resistenza al trasferimento nella speranza di poter ancora raggiungere il Regno Unito. Sulla vicenda Calais, è intervenuto il presidente della Cei, Bagnasco che ha sottolineato come “non bisogna credere che costruendo interrompendo le traversate si possa risolvere il fenomeno, piuttosto si acuiscono i risentimenti e le povertà. E’ stata intanto una giornata esplosiva in un altro campo per rifugiati, quello di Lesbo, in Grecia, dove è montata la rabbia di alcuni migranti per lentezze burocratiche relative alle richieste di asilo: attaccato e dato al fuoco il centro che esamina i documenti. Nessuno è rimasto ferito, ma tre prefabbricati usati come uffici sono stati gravemente danneggiati. Nel frattempo in Italia gli ingenti sbarchi degli ultimi giorni hanno trasformato il 2016 nell’anno record per numero di arrivi, pari a 153.450, il 10% in più dello stesso periodo dello scorso anno.

Sulle sgombero forzato dei migranti a Calais, il dibattitto è aperto. L’obiettivo – ha commentato il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve – è quello di procedere "alla messa sotto tutela” di quanti rientrano nello status di rifugiati in Francia e che "non vogliono vivere nella precarietà, nella vulnerabilità a Calais, in mano a trafficanti che sono i veri protagonisti della tratta di esseri umani”. Ma smantellare la “Giungla” di Calais basta a risolvere il problema? Hélène Destombes lo ha chiesto a mons. Jean-Paul Jaeger, vescovo della diocesi di Arras, da cui dipende Calais:

R. - Et donc un changement de mentalité qui me semble absolument indispensable … 
Penso che sia assolutamente necessario un cambiamento di mentalità. Bisogna costruire il futuro di queste persone. È giunto il momento che i responsabili politici riflettano sulla questione della mobilità della popolazione e soprattutto della migrazione. Penso che bisogna portare gli uomini e le donne della politica di tutto il Pianeta, dell’Europa e del nostro Paese, ad una responsabilità fondamentale in questo ambito. Bisogna attaccare i problemi alla radice: il problema dello sviluppo, quello della guerra e della pace, quello delle relazioni internazionali e anche quello delle relazioni religiose. Questi sono i problemi fondamentali.

D. - Cosa può risolvere la chiusura della “Giungla”?

R. - On peut penser ce qu’on veut …
Si può pensare quel che si vuole circa le realtà migratorie…. Ma quando un essere umano è là, alla nostra porta, si potrebbe anche pensare che non dovrebbe essere lì, ma visto che c’è, deve essere trattato come un essere umano e dunque non possiamo restare insensibili davanti alle difficoltà di queste persone. Bisogna farsene carico nel modo più umano e dignitoso che sia possibile.








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