2016-10-17 08:07:00

Iraq: al via l’offensiva per liberare Mosul dall'Is. Sostegno Usa


Il primo ministro iracheno Haidar al Abadi ha annunciato, in un discorso televisivo alla nazione, l’inizio delle operazioni per liberare Mosul dal cosiddetto Stato Islamico. All’offensiva partecipano anche i miliziani sciiti e i peshmerga curdi, e gode del sostegno della coalizione internazionale a guida Usa. Si tratta, dunque, della più vasta azione militare in Iraq da quando le truppe statunitensi si ritirarono nel 2011. E, se si concluderà con un successo, sarà il colpo più duro finora inflitto al Califfato. Il servizio di Marco Guerra:

L'offensiva è stata ampiamente anticipata e annunciata agli abitanti della zona con decine di migliaia di volantini lanciati dal cielo, mentre forze irachene continuano ad essere ammassate a circa 70 chilometri a sud di Mosul. Prima dell’annuncio del premier Abadi, un generale iracheno ha detto all'Associated Press che l’operazione si svilupperà lungo cinque direttrici e vi prenderanno parte più di 25.000 effettivi. La coalizione a guida Usa contribuirà con raid aerei e attacchi di artiglieria. Migliaia le milizie sciite e peshmerga  che prenderanno parte all’attacco ma nel suo discorso alla Tv Abadi ha precisato che a entrare a Mosul saranno "la coraggiosa armata irachena con la polizia nazionale". Poco dopo è arrivato il pieno sostegno degli Stati Uniti: “Siamo orgogliosi di essere con voi in questa storica operazione”, ha detto in tweet  l'inviato Usa per la coalizione contro l’Is. Di “momento decisivo” ha parlato il Segretario alla difesa Usa, Ash Carter.  Sicuramente la battaglia per Mosul sarà un crocevia per la sopravvivenza dello Stato Islamico. La città irachena, che conta quasi due milioni di abitanti, fu conquistata dai jihadisti nel giugno del 2014 e al momento è il centro più importante del califfato dopo la capitale Raqqa che si trova in Siria. L'operazione comporta seri rischi umanitari: secondo stime dell'Onu, fino a un milione di persone potrebbero essere costrette ad abbandonare le loro case, andando ad aggiungersi agli oltre tre milioni di iracheni che già vivono nei Campi per gli sfollati.

 

 








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