2016-10-13 16:09:00

Protezione Civile: contro disastri naturali più pianificazione


Contro i disastri naturali “bisogna fare passi in avanti sulla pianificazione". Lo ha sottolineato il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, durante la presentazione della campagna “Io non rischio”, dedicato appunto alla sicurezza degli edifici. Sabato 15 e domenica 16 migliaia di volontari della Protezione Civile saranno in 650 piazze per sensibilizzare sul rischio sismico, alluvioni e maremoti. Alessandro Guarasci:

Ad ogni disastro naturale, che sia un terremoto o un’alluvione, torna a farsi vivo i, dibattito sulla prevenzione "La campagna di prevenzione e di comunicazione dobbiamo farla tutti i giorni", dice il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, presentando l'iniziativa promossa dal suo Dipartimento con Anpas, Ingv e la rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica. "Siamo ancora tutti impegnati nella diverse azioni dopo il terremoto del 24 agosto, e questa sesta edizione si carica di un valore aggiunto", aggiunge Curcio. Per Daniela Pantosti, , direttore della struttura terremoti dell'Ingv, "la consapevolezza sui rischi naturali si affievolisce velocemente dopo un evento distruttivo, ma qualcosa si può fare anche arrivando ai cittadini con messaggi semplici". E' importante per esempio sapere che il 16% del territorio e' a rischio frane e alluvioni e sono coinvolti 7 milioni di abitanti. Le precauzioni? Per esempio non dormire nei seminterrati durante l'allerta o verificare che la scuola frequentata dai propri figli sia pronta ad attivare il piano di emergenze. Molti comuni nei fatti però non hanno un piano di protezione civile che sia operativo. Domenico Angelone del Consiglio Nazionale dei Geologi

 

R. – I Comuni non hanno un piano di protezione civile, ma aggiungo altro: anche gli studi di microzonazione sismica, riguardo agli aspetti connessi al terremoto, non sempre sono stati recepiti dai piani regolatori. Quindi è un’opera di prevenzione che passa per la pianificazione. Ovviamente pianificazione dell’urbanizzazione e pianificazione degli interventi sul costruito e, ovviamente, come diceva lei, piani di protezione civile, che contengano oltre alla pianificazione anche  le simulazioni e quindi anche un’educazione della popolazione su come comportarsi in caso di calamità naturali.

D. – Entrando nel dettaglio, per esempio, quanto sono sicure le scuole italiane?

R. – Le scuole, purtroppo, sono circa 28 mila - quindi tutto l’Appennino è disseminato di piccoli Comuni e di piccole scuole – ed ovviamente si trovano in condizioni di rischio sismico e rischio idrogeologico. Tra queste ce ne sono sicuramente alcune ben fatte e alcune che danno garanzie di sicurezza. E’ anche vero, però, che non sempre gli istituti scolastici sono allocati in strutture moderne, in strutture antisismiche o magari esenti da altri tipi di rischi. Io volevo ricordare che in Italia abbiamo tutti i rischi che la natura ci può riservare. Non sempre, quindi, c’è questa attenzione. Anche a livello governativo ci sono due direzioni: da una parte si lavora per la prevenzione, si lavora molto bene per fare le cose in maniera corretta; dall’altra parte, invece, stanno per uscire le nuove norme tecniche per le costruzioni e c’è qualcosa che non va. Noi geologi diciamo che c’è qualcosa che non va: non si sta andando nella direzione giusta per le nuove norme tecniche delle costruzioni. 








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