2016-10-11 15:38:00

Cardinali, Corti: riscoprire l'ardore della vita spirituale


"Più che come un onore, la sento come una responsabilità che chiama in causa la qualità della mia vita personale. Mi sembra che potrei mettere a servizio della Chiesa l'accentuazione, maturata in una esperienza decennale, in cui ho potuto coltivare abbastanza costantemente il sentiero dell'educazione a un cammino spirituale". Mons. Renato Corti, Vescovo emerito di Novara, racconta ai nostri microfoni come si sente interpellato dalla nomina a cardinale annunciata da Papa Francesco e si rallegra in particolare di alcune altre scelte, quella del prete albanese Simoni, del Nunzio in Siria, del vescovo di Bangui: "Questa compagnia mi illumina e mi sembra veramente molto attraente".

Mons. Corti fa propria la preoccupazione espressa apertamente da Papa Benedetto laddove il punto cruciale a cui deve badare la Chiesa è la condizione della fede oggi. "Il rischio è che il mondo ci rubi la fede dal cuore - precisa - e allora sarebbe necessario coltivare l’ardore interiore, la vita spirituale che fa della Chiesa veramente il segno della presenza di Dio e di Cristo nella vita dell’uomo. Affidare tutto a Dio e riconoscere che Dio è il primo (...'Non avrai altro Dio all’infuori di me'). Amare Dio con tutto il cuore, seguire Gesù, stabilire una relazione personale di amore, affetto, di ascolto, di sequela. Questo è il compito della Chiesa".

Riprendere lo stile delle prime comunità cristiane

"La diminuzione del numero dei sacerdoti mette un po’ a rischio quando le mille cose che devono fare impediscono quella necessaria interiorità", sottolinea Corti, che insiste sull'importanza di riflettere molto su questo aspetto: "Bisognerebbe mettere in discussione alcune cose o rivedere la giornata, la settimana e domandarsi se c’è equilibrio tra le mille cose e questo livello profondo per cui le tante cose che si fanno dovrebbero essere strumento. Domandarsi se ciò che è il centro della vita della Chiesa diventa il centro della proposta che si fa: da parte dei preti, delle catechiste, dei consigli pastorali, delle varie realtà ecclesiali, da parte dei cardinali, dei vescovi. Lo sguardo sull’oggi è tanto più adeguato se mi domando: ‘sto lavorando perché la fede sia viva tra dieci anni?’. E poi, dobbiamo proprio caricare tutto sui preti? Io penso che c’è una risposta alternativa o quanto meno complementare". Da qui l'approfondimento sul tema della corresponsabilità tra laici e sacerdoti che "non significa fare un piacere ai sacerdoti - precisa - ma vivere il Battesimo, e viverlo nelle condizioni di oggi. Io credo che impiegare i prossimi dieci anni a coltivare questo spirito apostolico sia indispensabile. I fedeli che entrano in chiesa la domenica dovrebbero uscire un po’ più missionari. E’ quello che propone Papa Francesco nella EG. La tesi di fondo è questa, è un modo per guardare al futuro, è riprendere lo stile delle prime comunità cristiane. Mi sembra che nel dibattito intra-ecclesiale questo non venga detto in maniera sufficiente". 

La Chiesa è il volto di Cristo

Fu Mons. Corti a predicare nel 2005 gli ultimi Esercizi Spirituali alla Curia vaticana a cui prese parte Giovanni Paolo II. Alla luce di quella esperienza, che atteggiamento suggerisce di avere perché il governo della Chiesa sia autenticamente evangelico?: "Il ricordo di quella settimana è molto vivo. Mi sono commosso facendo colloqui con il Papa che oramai era in condizioni di salute molto gravi. Parlai dell’Eucaristia in quei giorni. A livello centrale della Chiesa, io penso proprio che sia da misurare quanto nel volto della Chiesa venga accolto il volto di Cristo, ragionando sui vari ambiti (liturgia, missioni…), se insomma nel lavoro, nelle proposte, nei testi, questo emerge in maniera netta". Peraltro quella che rimanda alla contemplazione del volto di Cristo è la meditazione che ancora Corti sente profondamente urgente, tra le dodici che scrisse l'anno scorso per la Via Crucis presieduta da Francesco al Colosseo, la sera del Venerdì Santo: "Il Cristianesimo è la persona di Cristo che ci chiama, ci raduna, ci fa comunità e che ci conduce a dare un volto umano a Dio nel mondo". 

Anche da cardinale, sulla traccia di Rosmini

"Io tengo nel breviario una preghiera di Rosmini che era molto devoto del Preziosissimo Sangue di Gesù e che lui proponeva di recitare ogni giorno ai suoi seguaci. Viene espressa molto forte la disponibilità di dare la propria vita, costi quel che costi, compreso dare il proprio sangue. Penso a tutti coloro che rischiano la vita. Credo che il riferimento ai martiri sia molto eloquente per tutti - conclude - diventano quelli a cui guardare perché ci permettono di capire come sarebbe veramente vivere secondo il Vangelo".

 








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