Nella 28.ma domenica del Tempo ordinario, ci propone il Vangelo in cui Gesù guarisce dieci lebbrosi, ma solo uno di essi, un samaritano, lo ringrazia. Il Signore dice:
«Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:
Dieci i lebbrosi guariti nel passo evangelico odierno, ma fra questi solamente uno è salvato, proclama Gesù Cristo. Nove sono stati purificati nel corpo, ma unicamente un samaritano, un eretico, è stato guarito anche nell’anima dalla lebbra dell’errore e dell’idolatria. L’obbedienza nell’andare a presentarsi ai sacerdoti di un culto nel quale non si riconosceva ed erano, anzi, ostili, la riconoscenza al Signore, al quale si prostra e la gioia della sua lode attestano la fede con cui dava gloria a Dio. Oggi, corriamo lo stesso rischio dei nove che si sono “accontentati”, e a volte affermiamo con certezza: “Basta la salute!”. La cultura dominante c’induce sottilmente a ritenere di straordinaria importanza la cura del corpo trascurando la crescita dell’anima. I nostri figli hanno le giornate impegnatissime nella formazione scolastica, sportiva, musicale, alle lingue straniere…, ma sanno a malapena recitare il Padre Nostro e rimangono alla “prima elementare dello spirito”. “Dovrà decidere da grande, liberamente, se fare il Battesimo, la Prima Comunione o la Cresima”: è il triste pensiero di non pochi genitori che si dicono cristiani, ma che si guardano bene dal concedere la stessa libertà nei confronti della scuola. Pertanto è urgente riannunciare il Vangelo, afferma san Paolo, sopportando anche incomprensioni e sofferenze.
All the contents on this site are copyrighted ©. |