2016-10-06 16:57:00

Migranti e frontiere: "Le minacce non vengono dal mare"


Nasce oggi la nuova Agenzia europea per la guardia costiera e di frontiera, che monitorerà i confini europei, lavorando insieme agli Stati per affrontare ogni minaccia alla sicurezza. I nostri commenti.

"Il commissario europeo Avramopoulos parla di giorno storico, ma sentendo questi toni, a me sembra che spesso siamo circondati da una enfasi eccessiva", commenta Maurizio Ambrosini Docente di Sociologia dei processi migratori all'Università Statale di Milano. "Certamente, passare da visioni nazionali delle frontiere a una visione europea è un passo avanti", precisa. "L’idea, però, che le minacce vengano dal mare è un’idea sbagliata. Le minacce all’Ue di natura terroristica sono sempre venute dall’interno del territorio europeo e quasi sempre da persone che avevano cittadinanza di un Paese dell’Unione. C’è una sorta di riflesso condizionato, pavloviano oserei dire, da parte degli uomini di governo: quando c’è un attentato mirano a chiudere i confini. La risposta più facile che sentono di dover dare ai cittadini è proprio questa. Invece, dalla sponda sud del Mediterraneo arrivano persone in cerca di asilo. E allora ciò che spero - chiosa il prof. Ambrosini - è che la guardia costiera, come altre unità militari, in realtà operi per il salvataggio delle persone che rischiano la vita sul mare". Eleonora Camilli, giornalista di Redattore Sociale, esperta di temi legati alle migrazioni: "E' l’ennesima misura securitaria a un fenomeno che di fatto avrebbe bisogno di una risposta politica vera. Gli Stati si accordano per la guardia di frontiera europea, non si accordano per la distribuzione in quote, per esempio. Il programma di relocation è ad oggi un flop. Non sono stati minimamente rispettati i numeri previsti. E in più non si pensa a reali vie legali per far arrivare le persone. Se pensiamo soltanto che l’iniziativa lodevole dei corridoi umanitari è una iniziativa di fatto ‘privata’, capiamo che la differenza è enorme".

Il Viminale ha avvertito che non ci saranno più soldi per le strutture di accoglienza dei profughi. "E’ una notizia inquietante questa - spiega Ambrosini - anche perché qualcuno ha già cominciato a dire: 'allora ve li portiamo di fronte alle Questure'. Credo che non si possa lasciare senza risorse il sistema di accoglienza. Per quanto fragile, emergenziale, spesso criticabile, consente alle persone di avere un letto, cibo, un luogo dove stare. So che in alcuni casi è già stato sospeso il pagamento di 2 euro e mezzo al giorno di diaria minima che spetta ai richiedenti asilo. Mi sembra semplicemente disumano che le persone non abbiano nemmeno il necessario per comprarsi una coca cola". Camilli torna a ribadire che "Si tratta di un problema strutturale", e riferisce della intenzione - precisata da uno dei più importanti centri di accoglienza dei rifugiati (la Fondazione Astalli) - che mai si lasceranno i migranti in strada. Quello che si chiede è piuttosto una assunzione di responsabilità e di slancio nel creare quel famoso piano per l’accoglienza che oggi manca. Non si può accettare che l’80% dei centri di accoglienza siano dei CAS (Centri prefettizi per l’Accoglienza Straordinaria)". 

Sulla task force di Palazzo Chigi per la gestione dei richiedenti asilo e per rispondere alle proteste dei sindaci, Ambrosini ammette che "maggiore coordinamento delle agenzie governative sia necessario. Le competenze sono divise tra diversi Ministeri e organi dello Stato. Ma è necessario - precisa - anche un indirizzo politico più chiaro in termini di diritti umani e di rispetto delle norme internazionali sull’accoglienza, nonché una maggiore attenzione ad altre categorie di migranti". Il riferimento è alla legge sulla cittadinanza "che - dichiara - sembra sepolta in qualche cassetto del Parlamento. Vorrei che il coordinamento significasse anche lungimiranza, ampiezza di visione".








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