2016-10-06 14:58:00

Azzurri, sponsor d'azzardo: esplode la polemica


La Federazione Italiana Giuoco Calcio ha scelto una multinazionale di scommesse e giochi online, la Intralot, come sponsor della Nazionale di calcio. L’azienda, già concessionaria dello Stato, gestisce inoltre, in collaborazione con altre società del settore, il gioco d’azzardo legale in Italia. La decisione della FIGC è oggetto nelle ultime ore di critiche e di interrogazioni parlamentari. Luca Collodi ne ha parlato con Francesco Marsico, responsabile dell’Area nazionale di Caritas italiana:

R. – Il problema è molto semplice: visto dal mondo Caritas rendere normale il gioco d’azzardo o giochi di questo tipo, omette la realtà di famiglie in condizioni di difficoltà economiche, che proprio attraverso il gioco rovinano la propria condizione. Qui, mi pare che questa apparente normalità al gioco, purtroppo incide culturalmente su un fenomeno che ha invece dei risvolti drammatici per le famiglie italiane.

D. – Com’è possibile combattere la ludopatia attraverso uno sponsor che promuove le scommesse e i giochi online?

R. – Ovviamente curare il male con il male è molto complicato. Obbiettivamente… penso che nessuno ci riesca! E’ chiaro che la ludopatia va combattuta con armi diverse, che sono quelle di una educazione che in qualche modo possa incidere sui comportamenti delle persone. Bisogna dirlo con chiarezza: la vecchia definizione che questi giochi sono una tassa sulla povertà, sulle condizioni di maggior disagio, sulla condizione di minore cultura, è un dato sul quale bisogna lavorare. Un Paese più giusto, che fa studiare di più e meglio i nostri ragazzi, che dà condizioni di vita migliore, è questa la cura vera e significativa alla ludopatia.

D. – Il tipo di sponsor scelto dalla FIGC per la Nazionale di calcio italiana è in contrasto con il divieto di pubblicizzare i giochi in tv?

R. – Ci sono delle ambivalenze ricorrenti sul tema. E’ evidente – e lo dico senza moralismi – che ci sono in gioco interessi economici molto forti, che incidono, qua e là, anche quando le forme della legislazione sembrano progredire nel senso giusto. Sembrano piccoli colpi di coda o disattenzioni: spero che siano soprattutto queste e non altro! O c’è una scelta forte del Paese,  o questi segnali non aiutano a far capire alle persone, alla gente del nostro Paese, che questo è un problema e non una risorsa.

D. – La Nazionale di calcio italiana rappresenta un valore sociale e sportivo comune. E’ giusto svenderla per una questione di soldi ?

R. – La Nazionale entra nelle case di moltissimi italiani. E quindi questa patina di normalità ad un fenomeno che non può essere considerato normale, va presa ed avvertita l’opinione pubblica - come appunto per le sigarette o altre condizioni - che può nuocere alla salute. Ecco, questo è il dato drammatico: qualcosa che entra nelle case, nei momenti anche di festa, di vita comune, con questo tipo di valore aggiunto è ovviamente un problema, un problema culturale e di una normalità che non può essere accettata.

D. – E’ auspicabile che la Federazione Italiana Giuoco Calcio possa riflettere e fare un passo indietro?

R. – Sicuramente una riflessione serve: nel senso che la responsabilità rispetto ai temi sociali, alle condizioni di disagio non è un problema degli specialisti: è un problema di tutto il Paese, anche del mondo economico e del mondo sportivo. Ognuno deve fare la propria parte! Quindi, almeno accettare una discussione su questo; chiarire le motivazioni, se ce ne sono. Spiegare i motivi di questa scelta sarebbe importante. E’ chiaro, poi, che se questa riflessione portasse ad una scelta diversa, saremmo in molti a non esserne dispiaciuti.








All the contents on this site are copyrighted ©.