2016-10-04 12:15:00

“Libere Clausure” inaugura la stagione del teatro dell’Angelo di Roma


Due visioni della vita si scontrano in un parlatorio benedettino: il cinismo della nostra epoca e la spiritualità e la sua inconsapevole ricerca. Due “clausure” così distanti che possono sfiorarsi e inevitabilmente s’intrecciano. Scritto da Marina Pizzi, autrice televisiva e teatrale, per molti anni in Rai e negli ultimi a TV2000, “Libere Clausure” è uno spettacolo che porta lo spettatore ad interrogarsi sulle proprie prigioni e sulla vera libertà, con un linguaggio delicato, poetico e ironico. È una storia di ricerca, attese e speranza, un percorso esperienziale che spinge il pubblico a mettersi in gioco. Madre Paola, combattiva badessa di un convento in rovina, Irma, immobiliarista senza scrupoli, e Benedetta, giovane e coraggiosa novizia, sono le protagoniste dell’opera, per la regia di Francesca Satta Flores. “Libere Clausure” inaugura la programmazione del teatro dell’Angelo di Roma, in scena dal 5 al 16 ottobre. Ma come nasce l’idea di uno spettacolo dedicato al tema della clausura? Ascoltiamo l’autrice Marina Pizzi:

R. - Lo spettacolo nasce dal viaggio che ho fatto grazie a Tv2000 attraverso clausure di tutta Italia, programma televisivo che poi è andato in onda e che sta ancora andando in onda, “I passi del silenzio”. In questo incontro ho avuto come persona delle forti emozioni che si sono depositate nel mio cuore e poi pian piano mi hanno ritrasmesso qualcosa che è diventata questa drammaturgia che ho scritto che è “Libere Clausure”.

D. - Cosa l’ha affascinata del mondo della vita contemplativa?

R. - La vita contemplativa è veramente una sorpresa, è sorprendente, perché noi ci muoviamo frenetici, ci spostiamo continuamente, e invece la vita contemplativa spinge le persone a sostare, a stare.

D. - La domanda che fa da sfondo alla narrazione potrebbe essere questa: quali sono le vere “prigioni”? Quelle di chi vive schiavo delle regole della società o quelle di chi sceglie la libertà di una vita di preghiera?

R. - Sembra che stare, che fermarsi, possa essere paragonabile a una prigione. In realtà, questo sostare, questa scelta così forte, importante, ci apre a una libertà completamente diversa. E’ una libertà assoluta, sia fisica che legata all’anima, alla spiritualità.

D. - Cosa può dire alle donne una figura come quella di Madre Paola?

R. - Madre Paola è una donna forte, importante, una donna che ha molto combattuto prima dell’essere monaca e badessa, quindi può dare sia un messaggio di forza, di coraggio che anche poi come manager, anche racconta come poi noi donne riusciamo a gestire con la nostra delicatezza, col nostro garbo, anche la realtà.

D. - E quella della novizia Benedetta ai giovani?

R. - Benedetta è una giovane rivoluzionaria a modo suo, quindi non segue schemi, non segue mode, ma si interroga e vuole vivere sul serio la sua esistenza. Quindi ha bisogno di una guida ma poi la scelta è tutta sua.

D. - Fa da sfondo il tema della conservazione dei beni culturali italiani: l’affarista Irma cerca di acquistare per pochi soldi l’antico convento benedettino in rovina...

R. - Irma è una donna aggressiva, una donna cinica, anche lei una donna di oggi e lei vuole appropriarsi di questo convento. Dobbiamo considerare che i conventi, al di là del valore fortemente spirituale, hanno anche un valore simbolico per tutta la società non solo dal punto di vista cattolico, per i credenti, ma anche per tutti noi perché ci sono le radici della nostra storia, del nostro essere. Quindi c’è il bisogno di proteggere queste realtà, questi beni da tutto e da tutti e da tutte le “Irme” che ci circondano.

D. - Nell’anno che Papa Francesco ha inteso dedicare alla Divina Misericordia, la scelta del tema della clausura sembra particolarmente opportuna…

R. - Il Giubileo della Misericordia è dentro i conventi, perché è un invito all’amore, all’accoglienza libera, libera dal giudizio verso il prossimo. Quindi nei monasteri, lontano dal chiasso, il silenzio, si respira questa accoglienza di libertà.

D. - Recentemente, parlando alle Superiore delle religiose di tutto il mondo, il Papa ha aperto una riflessione sul ruolo delle donne consacrate nella Chiesa, per studiare la possibilità di un diaconato femminile, e anche sui loro compiti in posizioni importanti nei dicasteri vaticani. Cosa ne pensa?

R. – Io sono molto contenta di questa riflessione del Santo Padre. Da donna mi incoraggia perché questo è un messaggio forte anche verso il mondo laico. Noi come donne abbiamo sempre trovato e continuiamo a trovare in tutti i settori la fatica di poter testimoniare il nostro essere presenti. E comunque gli storici ci ricordano per quello che riguarda poi il mondo della Chiesa che casi di diaconato femminile nella Chiesa dei primi secoli naturalmente erano presenti.

D. - “Libere Clausure” sarà in scena dal 5 ottobre ma lei inaugura la stagione teatrale romana con un secondo spettacolo, “Barbieri”, una commedia brillante e poetica - in scena fino al 2 ottobre al teatro Tor Bella Monaca di Roma - dal tono decisamente diverso. Cosa accomuna le due opere?

R. - Me ne sono accorta dopo! Ad accomunare le due opere è l’isolamento. Noi viviamo in un’epoca che oltre a questa presenza forte del cinismo è anche un’epoca in cui siamo tutti isolati. Anche la tecnologia contribuisce a farci sentire ancora più isolati. E quindi l’isolamento è un po’ il filo conduttore, l’isolamento apparente nei conventi di clausura, l’isolamento reale nel mondo in cui viviamo.








All the contents on this site are copyrighted ©.