2016-10-04 14:51:00

Siria: Usa sospende negoziati con Mosca. Appello dei Francescani


"La decisione" di sospendere i contatti bilaterali con la Russia, sul cessate fuoco in Siria non significa che "abbandoniamo i siriani, continueremo a cercare un modo per mettere fine a questa guerra". Così il segretario di Stato Usa, John Kerry, secondo cui Mosca ha "chiuso gli occhi" di fronte all'uso che Assad ha fatto "di gas" per "massacrare la sua gente". Il presidente del Senato russo, Valentina Matviyenko, dichiara che la Russia non abbandona l'idea di futuri colloqui con gli Usa sulla Siria, ma non accetta lo "stile da ultimatum" di Washington. Sul terreno, intanto, ancora combattimenti: continuano i raid della coalizione internazionale contro il sedicente Stato islamico, anche le forze di sicurezza turche, impegnate nell’operazione “Scudo dell’Eufrate” nel Nord della Siria hanno colpito decine di obiettivi Is, mentre prosegue l'avanzata delle truppe governative nel cuore di Aleppo. Resta difficile anche la situazione umanitaria. Oggi i superiori dell’Ordine dei Frati Minori e della Custodia in Terra Santa hanno lanciato un appello per la pace in Siria, chiedendo l’istituzione di zone di sicurezza sotto il controllo Onu, in particolare una intorno alla città di Aleppo, per garantire protezione e aiuti umanitari alla popolazione. Ascoltiamo il custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, intervistato da Elvira Ragosta:

R. - Questo appello nasce perché la situazione in Siria è una situazione veramente drammatica! Lì, i nostri frati sono quotidianamente a contatto con la sofferenza e con la morte di tanta gente. Noi ci siamo sentiti in dovere – il Ministro Generale, Fra Michael Perry, ed io come Custode di Terra Santa – di fare appello perché sostanzialmente tacciano le armi e cessi la violenza. Ci siamo sentiti provocati anche dai continui appelli che Papa Francesco sta facendo in questo ultimo periodo, chiedendo proprio la pace per la Siria, chiedendo di poter riavviare forme di dialogo, chiedendo di far cessare la violenza, chiedendo di far cessare anche questo massacro di inermi, che bisogna dire avviene da una parta e dall’altra.

D. – Il vostro è un messaggio rivolto alla Comunità internazionale: cosa chiedete, in particolare, per la città di Aleppo?

R. - In particolare per la città di Aleppo quello che noi chiediamo è che venga fatto quello che è stato fatto anche in esperienze passate, lì dove si è visto che c’erano delle soluzioni che funzionavano per garantire la sicurezza dei civili, per garantire anche per loro la possibilità di entrare ed uscire da certi luoghi estremamente pericolosi, garantire per loro l’acqua, la luce e la possibilità di cure mediche normali. Se i grandi di questa terra vedessero l’orrore, guardassero l’orrore, si lasciassero raggiungere dall’orrore nel vedere il volto di un bambino che fino ad un’ora prima giocava e che è poi tumefatto e insanguinato, perché è stato colpito, penso che anche i potenti della terra si lascerebbero toccare e commuovere da questo tipo di messaggio. E, forse, cambierebbero…

D. – Chiedete – si legge nel messaggio – anche altre zone di sicurezza, poste sotto il controllo delle forze di pace dell’Onu, che operino su mandato del Consiglio di sicurezza e con la cooperazione delle diverse parti coinvolte…

R. – Certo! E’ quello che è avvenuto anche in passato in altre situazioni di conflitto simile a quella che c’è adesso in Siria.

D. – E’ un conflitto, quello siriano, che genera sofferenze anche fuori dal Paese. Il vostro appello chiede alle nazioni anche di accogliere i profughi costretti a lasciare le proprie case e le proprie vite…

R. – Dobbiamo ricordare che più di metà della popolazione della Siria attualmente non vive più dove viveva prima dell’inizio della guerra. Sono ormai diversi milioni i siriani che sono all’estero o in campi profughi o inseriti nel tessuto sociale di quelle nazioni che li hanno accolti e hanno cominciato ad inserirli. Quindi c’è bisogno di accoglienza nei loro confronti e ce ne è bisogno in modo - direi - anche drammatico, sempre di più, mano a mano che passa il tempo. Trascorrere l’inverno in campi profughi, in campi di rifugiati, è qualcosa di estremamente duro: sono zone in cui d’inverno piove, nevica e fa anche freddo… Direi che nessuno di noi desidererebbe esser trattato in questo modo e quindi nessuno di noi dovrebbe rifiutare un trattamento umano ad altre persone che ne hanno bisogno.

D. – I Francescani sono presenti in Siria da quattro secoli. Quanto sono i religiosi che attualmente si trovano nel Paese?

R. – Attualmente i nostri frati sono una quindicina e sono dislocati in varie zone e in varie città, nelle città principali e anche in alcuni villaggi.

D. – Che testimonianze hanno portato sulla situazione in Siria?

R. – Soprattutto i frati che vivono ad Aleppo portano una testimonianza drammatica! Ci sono problemi per via dell’acqua e della corrente elettrica. I nostri frati stanno cercando di aiutare, come possono; così come stanno cercando di aiutare le famiglie che si trovano ovviamente senza lavoro e senza mezzi di sostentamento. Attualmente la parrocchia sta aiutando 14 mila famiglie, appartenenti a tutte le confessioni cristiane, ma anche al mondo musulmano… Quindi è una presenza che è operativa sul piano spirituale ovviamente, ma anche su un piano molto concreto di assistenza ai bisognosi: è una presenza che cerca di mantenere vita la fiammella della speranza, perché la nostra gente non scappi tutta. Perché un Medio Oriente, ma anche una Siria, in cui i cristiani sono scappati sarebbe decisamente molto più povero… Nel nome di San Francesco, io mi sento di chiedere a tutti coloro he ne hanno la possibilità, perché hanno una qualche forma anche di potere su questa terra, di lavorare per trovare una forma di pace, di aiuto, di vicinanza alle persone. Oggi è la festa di San Francesco: credo che se San Francesco fosse qui, piangerebbe e inviterebbe tutti a fare il possibile per rispettare le persone, per aiutarle, per cercare una soluzione pacifica. 








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