Papa Francesco è arrivato stamattina in Azerbaigian, dove conclude oggi il suo viaggio di tre giorni che l'ha portato anche in Georgia. L'aereo con a bordo il Pontefice, proveniente da Tbilisi, è atterrato all'aeroporto internazionale di Baku poco prima delle 7.30 ora italiana. Primo momento di questo viaggio, la Messa presieduta nella Chiesa dell'Immacolata, nel Centro salesiano della capitale dove è presente una piccolissima comunità cattolica. Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia:
Dio cambia il mondo cambiando i nostri cuori
La Parola di Dio ci presenta oggi due aspetti essenziali
della vita cristiana: la fede e il servizio. A proposito della fede, vengono rivolte
al Signore due particolari richieste. La prima
è quella del profeta Abacuc, che implora Dio perché intervenga e ristabilisca la giustizia
e la pace che gli uomini hanno infranto con violenza, liti e contese: «Fino a quando,
Signore, - dice - implorerò aiuto e non ascolti?» (Ab 1,2). Dio, rispondendo, non
interviene direttamente, non risolve la situazione in modo brusco, non si rende presente
con la forza. Al contrario, invita ad attendere con pazienza, senza mai perdere la
speranza; soprattutto, sottolinea l’importanza della fede. Perché per la sua fede
l’uomo vivrà (cfr Ab 2,4). Così Dio fa anche con noi: non asseconda i nostri desideri
che vorrebbero cambiare il mondo e gli altri subito e continuamente, ma mira anzitutto
a guarire il cuore, il mio cuore, il tuo cuore, il cuore di ciascuno; Dio cambia il
mondo cambiando i nostri cuori, e questo non può farlo senza di noi. Il Signore desidera
infatti che gli apriamo la porta del cuore, per poter entrare nella nostra vita. E
questa apertura a Lui, questa fiducia in Lui è proprio «la vittoria che ha vinto il
mondo: la nostra fede» (1 Gv 5,4). Perché quando Dio trova un cuore aperto e fiducioso,
lì può compiere meraviglie.
La fede non è un super-potere
Ma avere fede, una fede viva, non è facile; ed ecco
allora la seconda richiesta, quella che nel Vangelo gli Apostoli rivolgono al Signore:
«Accresci in noi la fede!» (Lc 17,6). È una bella domanda, una preghiera che anche
noi potremmo rivolgere a Dio ogni giorno. Ma la risposta divina è sorprendente e anche
in questo caso ribalta la domanda: «Se aveste fede…». È Lui che chiede a noi di avere
fede. Perché la fede, che è un dono di Dio e va sempre chiesta, va anche coltivata
da parte nostra. Non è una forza magica che scende dal cielo, non è una “dote” che
si riceve una volta per sempre, e nemmeno un super-potere che serve a risolvere i
problemi della vita. Perché una fede utile a soddisfare i nostri bisogni sarebbe una
fede egoistica, tutta centrata su di noi. La fede non va confusa con lo stare bene
o col sentirsi bene, con l’essere consolati nell’animo perché abbiamo un po’ di pace
nel cuore. La fede è il filo d’oro che ci lega al Signore, la pura gioia di stare
con Lui, di essere uniti a Lui; è il dono che vale la vita intera, ma che porta frutto
se facciamo la nostra parte.
Fede e servizio non si possono separare
E qual è la nostra parte? Gesù ci fa comprendere che
è il servizio. Nel Vangelo, infatti, il Signore fa subito seguire alle parole sulla
potenza della fede quelle sul servizio. Fede
e servizio non si possono separare, anzi sono strettamente collegati, annodati tra
di loro. Per spiegarmi vorrei utilizzare un’immagine a voi molto familiare, quella
di un bel tappeto: i vostri tappeti sono delle vere opere d’arte e provengono da una
storia antichissima. Anche la vita cristiana di ciascuno viene da lontano, è un dono
che abbiamo ricevuto nella Chiesa e che proviene dal cuore di Dio, nostro Padre, il
quale desidera fare di ciascuno di noi un capolavoro del creato e della storia. Ogni
tappeto, voi lo sapete bene, va tessuto secondo la trama e l’ordito; solo con questa
struttura l’insieme risulta ben composto e armonioso. Così è per la vita cristiana:
va ogni giorno pazientemente intessuta, intrecciando tra loro una trama e un ordito
ben definiti: la trama della fede e l’ordito del servizio. Quando alla fede si annoda
il servizio, il cuore si mantiene aperto e giovane, e si dilata nel fare il bene.
Allora la fede, come dice Gesù nel Vangelo, diventa potente, fa meraviglie. Se cammina su quella strada, allora matura e diventa forte, a
condizione che rimanga sempre unita al servizio.
Il servizio è disponibilità totale, senza calcoli e senza utili
Ma che cos’è il servizio? Possiamo pensare che consista
solo nell’essere ligi ai propri doveri o nel compiere qualche opera buona. Ma per
Gesù è molto di più. Nel Vangelo di oggi Egli ci chiede, anche con parole molto forti,
radicali, una disponibilità totale, una vita a piena disposizione, senza calcoli e
senza utili. Perché è così esigente Gesù? Perché Lui ci ha amato così, facendosi nostro
servo «fino alla fine» (Gv 13,1), venendo «per servire e dare la propria vita» (Mc
10,45). E questo avviene ancora ogni volta che celebriamo l’Eucaristia: il Signore
viene in mezzo a noi e per quanto noi ci possiamo proporre di servirlo e amarlo, è
sempre Lui che ci precede, servendoci e amandoci più di quanto immaginiamo e meritiamo.
Ci dona la sua stessa vita. E ci invita a imitarlo, dicendoci: «Se uno mi vuole servire,
mi segua» (Gv 12,26).
Servire è uno stile di vita
Dunque, non siamo chiamati a servire solo per avere
una ricompensa, ma per imitare Dio, fattosi servo per nostro amore. E non siamo chiamati
a servire ogni tanto, ma a vivere servendo. Il servizio è allora uno stile di vita,
anzi riassume in sé tutto lo stile di vita cristiano: servire Dio nell’adorazione
e nella preghiera; essere aperti e disponibili; amare concretamente il prossimo; adoperarsi
con slancio per il bene comune.
Siete un piccolo gregge prezioso agli occhi di Dio
Non mancano anche per i credenti le tentazioni, che allontanano dallo stile del servizio
e finiscono per rendere la vita inservibile. Dove non c’è servizio la vita è inservibile!
Anche qui possiamo evidenziarne due. Una è quella di lasciare intiepidire il cuore.
Un cuore tiepido si chiude in una vita pigra e soffoca il fuoco dell’amore. Un cuore
tiepido si chiude in una vita che soffoca, con la pigrizia, il fuoco dell’amore. Chi
è tiepido vive per soddisfare i propri comodi, che non bastano mai, e così non è mai
contento; poco a poco finisce per accontentarsi di una vita mediocre. Il tiepido riserva
a Dio e agli altri delle “percentuali” del proprio tempo e del proprio cuore, senza
mai esagerare, anzi cercando sempre di risparmiare. Così la sua vita perde di gusto:
diventa come un tè che era veramente buono, ma che quando si raffredda non si può
più bere. Sono certo però che voi, guardando agli esempi di chi vi ha preceduto nella
fede, non lascerete intiepidire il cuore. La Chiesa intera, che nutre per voi una
speciale simpatia, vi guarda e vi incoraggia: siete un piccolo gregge tanto prezioso
agli occhi di Dio!
Il servizio non diventi un mezzo per ottenere prestigio
C’è una seconda tentazione, nella quale si può cadere
non perché si è passivi, ma perché si è “troppo attivi”: quella di pensare da padroni,
di darsi da fare solo per guadagnare credito e per diventare qualcuno. Allora il servizio
diventa un mezzo e non un fine, perché il fine è diventato il prestigio; poi viene
il potere, il voler essere grandi. «Tra voi però – ricorda Gesù a tutti noi – non
sarà così: ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore» (Mt 20,26).
Così si edifica e si abbellisce la Chiesa. Riprendo l’immagine del tappeto, applicandola
alla vostra bella comunità: ciascuno di voi è come uno splendido filo di seta, ma
solo se sono ben intrecciati tra di loro i diversi fili creano una bella composizione;
da soli, non servono. Restate sempre uniti, vivendo umilmente in carità e gioia; il
Signore, che crea l’armonia nelle differenze, vi custodirà.
Il frutto della fede è l’amore che genera servizio e pace
Ci aiuti l’intercessione della Vergine Immacolata
e dei Santi, in particolare di Santa Teresa di Calcutta, i cui frutti di fede e di
servizio sono in mezzo a voi. Accogliamo alcune sue splendide parole, che riassumono
il messaggio di oggi. E dice così: «Il frutto della fede è l’amore. Il frutto dell’amore
è il servizio. Il frutto del servizio è la pace» (Il cammino semplice, Introduzione).
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