2016-09-30 17:01:00

Papa agli argentini: lavorate insieme con la Patria “sulle spalle”


Mettersi la Patria “sulle spalle”, per realizzare una cultura dell’incontro in cui “vivere con dignità” ed esprimersi “pacificamente” senza essere insultato, condannato, aggredito o scartato. Questo l’auspicio del Papa per gli argentini, in un videomessaggio inviato ai conterranei, in cui sottolinea anche le figure di Mama Antula, beatificata in agosto, che aiutò “a consolidare l’Argentina in maniera profonda”, e del Cura Brochero, la cui canonizzazione avverrà il prossimo 16 ottobre, che “lottò” per la dignità “dei suoi cari montanari”. Il servizio di Giada Aquilino:

Non Francesco, non il Papa, ma Jorge Mario Bergoglio l’argentino. È lui a parlare nel videomessaggio al popolo dell’Argentina. Un figlio di quella terra che, afferma, vorrebbe “tornare” a visitare, ma al momento – dice – “non è possibile”. Non lo sarà nemmeno l’anno prossimo, per “impegni” già fissati “con l’Asia, l’Africa”: il mondo, riflette, “è più grande dell’Argentina”, quindi – constata – “bisogna dividersi” e lasciare al Signore di decidere “la data” opportuna. Intanto, si rivolge ai connazionali in quello che definisce un “monologo” che “vuole essere una chiacchierata”: allunga il tempo, confessa, “come un elastico”. E lo fa non solo quando “ancora si respira l’atmosfera dei festeggiamenti del Bicentenario”, ma anche per la beatificazione di Mama Antula e in vista della canonizzazione del Cura Brochero:

“Para mí el pueblo argentino es mi pueblo..."
Per Francesco, spiega, quello argentino è il suo popolo e confida di viaggiare “con un passaporto argentino”.

“Estoy convencido que como pueblo son el mayor tesoro que tiene nuestra Patria”…
Sono convinto - afferma - che come popolo siate “il più grande tesoro che ha la nostra Patria”, raccontando della “gioia” che prova quando riceve lettere dall’Argentina, per cui prega costantemente.

“Es el amor a la Patria que me lleva”...
E’ “l’amore verso la Patria” - sottolinea - che lo porta a chiedere “una volta di più” agli argentini di mettersi “la Patria sulle spalle, quella Patria che ha bisogno che ciascuno di noi dia il meglio di sé, per migliorare, crescere, maturare”. Solo così, ribadisce, si potrà conseguire “quella cultura dell’incontro” capace di superare tutte le “culture dello scarto”, che oggi nel mondo “si presentano da tutte le parti”.

“Una cultura del encuentro”...
“Una cultura dell’incontro in cui – evidenzia - ognuno abbia il suo posto, in cui tutto il mondo possa vivere con dignità e si possa esprimere pacificamente senza essere insultato o condannato o aggredito o scartato”: essa va cercata, “con la preghiera e la buona volontà”.

Al di là delle ricchezze naturali conosciute dell’Argentina - un “Paese ricco”, mette in luce – il patrimonio più grande rimane “il popolo”, che sa essere solidale, sa camminare “fianco a fianco”, sa aiutarsi, rispettarsi e che, quando “si sente male”, gli altri lo aiutano “perché il male passi”.

“Yo a ese pueblo argentino lo respeto, lo quiero, lo llevo”...
Questa gente d’Argentina il Papa la rispetta, la ama, la porta nel cuore e, anche se – prosegue – “non possiamo stringerci la mano”, spinge a contare sul suo ricordo e sulla sua preghiera affinché il Signore la “faccia crescere” come popolo che si ritrova, lavora unito e cerca la grandezza del Paese.

Nell’Anno della Misericordia, esorta a compiere “tutti i giorni o ogni due giorni” le opere di misericordia corporali e spirituali. Le elenca, leggendole. Quindi ribadisce che così parlando si sente “come a casa”, evocando due persone Mama Antula e il Cura Brochero che “hanno lavorato per la Patria e per l’evangelizzazione”.








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