2016-09-30 19:22:00

P. Spadaro: Francesco in Georgia, un viaggio di misericordia


Sulla prima giornata di Papa Francesco in Georgia e, in particolare, sull'importante momento ecumenico vissuto alla sede del Patriarcato ortodosso, la nostra inviata a Tblisi, Gabriella Ceraso, ha intervistato padre Antonio Spadaro, direttore di "Civiltà Cattolica" al seguito di Papa Francesco:

R. – Certamente questo è un viaggio di misericordia, perché la terra del Caucaso del Sud – e in particolare la Georgia – è una ferita aperta: una terra in cui ci sono dei conflitti religiosi, in cui c’è una certa tensione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Abbiamo visto uno sguardo di Francesco e uno sguardo del Patriarca di una grande dolcezza, dove questa misericordia sembra essersi incarnata: ha preso volto umano. Mi ha molto colpito l’incontro tra il Patriarca e il Papa, perché il clima che si è avvertito è stato un clima estremamente fraterno. C’è stato anche un brindisi… Mi ha molto colpito che il Patriarca ortodosso Ilia abbia detto: “Dio benedica la Chiesa cattolica di Roma”; e il Papa ha risposto: “Dio benedica lei e la Chiesa ortodossa di Georgia”. Questo è un segno evidente, un segno palpabile. Il Papa ha parlato ovviamente – nel suo discorso – anche delle conflittualità che questo Paese vive: le ha nominate, invocando la misericordia del Signore esattamente su queste situazioni di crisi.

D. – Ha anche sottolineato la sovranità territoriale, che è importante e che sempre - un principio questo a lui caro – che le differenze sono una ricchezza…

R. – Esattamente. Dobbiamo considerare, comunque, che in questa terra ci sono parecchi profughi dalle zone occupate e quindi il Papa ha parlato di questo, avendo in mente e nel cuore la sofferenza di queste persone, che si trovano separate da un filo spinato dai propri parenti, dalla terra in cui hanno sempre abitato. Questo è molto presente nel cuore del Papa e venire in questa terra significa toccare con mano una ferita. E noi sappiamo come spesso i viaggi del Papa – quasi sempre – siano viaggi che toccano ferite aperte.

D. – L’appuntamento ultimo è stato quello alla Chiesa di San Simone: un appuntamento in cui è l’Iraq che ha abbracciato il Papa, con tutto il suo vissuto di guerra, di sofferenze e di vittime; e non solo, anche tutta l’area mediorientale. Che sensazione ha avuto?

R. – Una sensazione di abbraccio fisico nei confronti del Papa. Questo canto che lodava il Signore e, allo stesso tempo, esprimeva la sofferenza e citava i martiri. L’impressione è che c’è una Chiesa che soffre, che è però capace di celebrare. Con il Papa oggi ha voluto celebrare la sua fede.








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