Si aggrava la crisi umanitaria nel nord-est della Nigeria, zona martoriata dagli estremisti di Boko Haram. La denuncia è di Medici Senza Frontiere che parla di catastrofe per migliaia di persone. Andrea Walton ne ha parlato con Francois Dumont, direttore della comunicazione di MsF Italia:
R. – Nel Nordest della Nigeria, nello Stato del Borno, noi Medici senza frontiere viviamo una situazione ormai catastrofica. Il conflitto tra Boko Haram, il gruppo armato e il governo nigeriano, ha provocato centinaia di migliaia di sfollati e piano piano, nonostante la situazione difficile per quanto riguarda la sicurezza, stiamo arrivando in posti nuovi, in città e cittadine recentemente tornate alla sicurezza e lì vediamo decine di migliaia di persone che mancano di cibo, di acqua, di tutto. Le condizioni medico-sanitarie sono difficili. Per esempio, siamo arrivati in una città che si chiama Gala, qualche giorno fa: abbiamo trovato 80 mila persone che sono letteralmente bloccate lì. Ci hanno raccontato che hanno mezzo litro d’acqua al giorno a persona. Hanno fatto uno screening: un bambino su dieci soffre di malnutrizione grave. Ogni volta che arriviamo in posti nuovi, troviamo situazioni sempre più gravi. Quindi, chiediamo un intervento umanitario massiccio a sostegno di queste persone, perché ancora non c’è stata assistenza adeguata e sufficiente.
D. – Quante persone sono coinvolte nell’emergenza sanitaria?
R. – Noi abbiamo diverse decine di collaboratori. Le condizioni per la sicurezza sono difficili e quindi proviamo a mandare il maggior numero possibile di persone. Vediamo che la situazione, anche nella capitale Maiduguri, è gravissima.
D. – Quanto ha influito il disastroso conflitto con Boko Haram sulle condizioni di vita della popolazione civile?
R. – Il conflitto tra il governo nigeriano e il gruppo Boko Haram esiste ormai da anni. Tra la popolazione civile contiamo ormai due milioni e mezzo di persone sfollate, nella maggior parte nello Stato del Borno. Soprattutto per quanto riguarda i bambini, vediamo tassi alti di malnutrizione e anche di mortalità. La cosa più paradossale e più preoccupante è che nella capitale dello Stato, a Maiduguri, dove c’è un livello di sicurezza che garantisce l’accesso anche alle altre organizzazioni e agenzie umanitarie, la situazione medica è altrettanto grave. Quindi, possiamo dire che le condizioni di vita e la mancanza di assistenza provocano quasi più morti del conflitto stesso…
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