2016-09-29 09:46:00

Papa: porre fine a logica armi e interessi oscuri in Siria e Iraq


Papa Francesco ha incontrato stamane, nella Sala Clementina in Vaticano, i membri degli organismi caritativi cattolici che operano nel contesto della crisi umanitaria in Siria, Iraq e nei Paesi limitrofi, riuniti a Roma per il loro quinto incontro promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum. Nel suo discorso un nuovo accorato appello di pace. All’udienza ha partecipato anche Staffan de Mistura, inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Siria. Il servizio di Sergio Centofanti:

Grande tristezza: la violenza continua a devastare Siria e Iraq
La Chiesa è impegnata in prima linea nel soccorrere le popolazioni intrappolate nelle violenze: 12mila gli operatori cattolici presenti nelle zone di conflitto. Assistono 4 milioni e mezzo di persone in Siria e Iraq. Il Papa auspica “una rinnovata collaborazione a tutti i livelli” tra quanti portano gli aiuti umanitari:

“A un anno di distanza dal nostro ultimo incontro, dobbiamo constatare con grande tristezza che, nonostante i molti sforzi prodigati in vari ambiti, la logica delle armi e della sopraffazione, gli interessi oscuri e la violenza continuano a devastare questi Paesi e che, fino ad ora, non si è saputo porre fine alle estenuanti sofferenze e alle continue violazioni dei diritti umani. Le conseguenze drammatiche della crisi sono ormai visibili ben oltre i confini della regione. Ne è espressione il grave fenomeno migratorio”.

Operatori umanitari, segno di speranza
La violenza genera violenza – afferma il Papa –  e porta ad “una spirale di prepotenza e di inerzia da cui non sembra esserci scampo”. E’ un male che deve interrogare, un “distruggere per distruggere” segno di quel “mistero dell’iniquità” che “è presente nell’uomo e nella storia e ha bisogno di essere redento”.  Il lavoro di tanti operatori umanitari impegnati ad aiutare queste persone sofferenti, spesso costrette a fuggire – osserva il Papa - è “un riflesso della misericordia di Dio e, in quanto tale, un segno che il male ha un limite e che non ha l’ultima parola”:

“È un segno di grande speranza, per il quale voglio ringraziare, insieme con voi, tante persone anonime – ma non per Dio! – le quali, specialmente in questo anno giubilare, pregano e intercedono in silenzio per le vittime dei conflitti, soprattutto per i bambini e per i più deboli, e così sostengono anche il vostro lavoro. Ad Aleppo, i bambini devono bere l’acqua inquinata!”.

Appello alla comunità internazionale
Di qui il nuovo appello alla comunità internazionale a fare di tutto per raggiungere con urgenza la fine del conflitto:  

“La mia richiesta si fa preghiera quotidiana a Dio di ispirare le menti e i cuori di quanti hanno responsabilità politiche, affinché sappiano rinunciare agli interessi parziali per raggiungere il bene più grande: la pace”.

Cristiani in Medio Oriente, testimoni della misericordia di Dio
Infine, il pensiero del Papa va alle “comunità cristiane del Medio Oriente, che soffrono le conseguenze della violenza e guardano con timore al futuro”:

“In mezzo a tanta oscurità, queste Chiese tengono alta la lampada della fede, della speranza e della carità. Aiutando con coraggio e senza discriminazioni quanti soffrono e lavorano per la pace e la coesistenza, i cristiani mediorientali sono oggi segno concreto della misericordia di Dio. Ad essi va l’ammirazione, la riconoscenza e il sostegno della Chiesa universale”.

Il Papa affida queste comunità e quanti operano al servizio delle vittime di questa crisi all’intercessione di Santa Teresa di Calcutta, modello di carità e di misericordia.








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