2016-09-28 09:04:00

Vertice di Cor Unum coi nunzi sulla crisi umanitaria in Siria e Iraq


Domani, 29 settembre, si terrà la quinta riunione sulla crisi umanitaria siriana e irachena promossa dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”. L’incontro, al quale hanno dato la loro adesione circa 40 organismi di carità cattolici, oltre ai rappresentanti degli episcopati locali, di Congregazioni religiose che operano nell’area del Medio Oriente, e ai nunzi apostolici in Siria e Iraq, sarà aperto alle ore 9.30 dall’udienza con il Santo Padre, che riceverà i partecipanti nel Palazzo Apostolico.

I lavori proseguiranno presso l’Auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Urbaniana. Dopo l’introduzione di mons. Giampietro Dal Toso, segretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, si succederanno il discorso di Staffan de Mistura, inviato speciale dell’Onu per la Siria; la presentazione della Seconda Indagine sulla risposta della rete ecclesiale alla crisi umanitaria irachena e siriana 2015-2016, realizzata da “Cor Unum”; l’intervento del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.

Nel pomeriggio, dopo gli aggiornamenti sulla situazione politica e umanitaria da parte di mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e di mons. Alberto Ortega, nunzio apostolico in Iraq, i partecipanti si riuniranno in gruppi di lavoro e l’incontro si concentrerà sugli aspetti concreti della collaborazione tra i diversi soggetti impegnati in Medio Oriente.

Obiettivi della riunione, in continuità con il percorso intrapreso negli ultimi quattro anni, sono di tracciare un bilancio del lavoro svolto finora dagli organismi caritativi cattolici nel contesto della crisi, condividendo le risposte della Chiesa alla situazione umanitaria; discutere le criticità emerse e individuare le priorità per il futuro; analizzare la situazione delle comunità cristiane residenti nei Paesi colpiti dalla guerra, promuovendo la sinergia tra le Diocesi, le Congregazioni religiose e gli organismi ecclesiali.

Il conflitto in Siria e Iraq ha prodotto una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi decenni ed è al centro dell’attenzione internazionale. La Santa Sede, oltre all’attività diplomatica, partecipa attivamente ai programmi di aiuto e assistenza umanitaria. La rete ecclesiale, complessivamente, ha raggiunto nel biennio 2015-2016 oltre 9 milioni di beneficiari individuali, mobilitando circa 207 milioni di dollari (anno 2015) e 196 milioni di dollari (anno 2016 aggiornato a luglio). Dal 2011 la crisi avrebbe provocato oltre 300 mila vittime e 1 milione di feriti. Attualmente sono più di 13,5 milioni le persone bisognose di aiuto in Siria e oltre 10 milioni in Iraq; i rifugiati interni sono 8,7 milioni in Siria e più di 3,4 milioni in Iraq, mentre 4,8 milioni sono i rifugiati siriani in tutta l’area del Medio Oriente, in particolare in Turchia, Libano e Giordania.

In Siria e Iraq sono quattro milioni e mezzo le persone assistite direttamente dalle organizzazioni caritative cattoliche, con dodicimila operatori impegnati nelle due aree di conflitto e nei paesi vicini dove hanno trovato rifugio i profughi. Mons. Dal Toso, intervistato dall’Osservatore Romano, afferma: “Mentre la guerra infiamma ad Aleppo e la comunità internazionale cerca faticosamente un accordo, la voce del Papa servirà ancora a dare sostegno alle istituzioni internazionali affinché perseguano senza stancarsi una strategia per arrivare finalmente alla pace. Il Papa ha ragione a denunciare il commercio delle armi che fa girare molti soldi sulla pelle di tanta gente. È evidente che se non ci fossero le armi non ci sarebbe la guerra. Occorre riconoscere anche che il quadro politico è molto complesso: non abbiamo più a che fare con un conflitto interno e la strada per una fine delle ostilità sembra ancora lunga. Però dobbiamo registrare positivamente le tregue che hanno permesso di aiutare la popolazione almeno a sopravvivere. Auspichiamo che le tregue diventino anche un tempo di riflessione per chi combatte”.








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