Centinaia di bambini e bambine di Aleppo, cristiani e musulmani, si incontreranno il 6 ottobre, per chiedere con le loro preghiere che nella città martoriata in cui vivono, e in tutta la Siria, si fermi la spirale di morte scatenatasi in questi ultimi giorni con particolare crudeltà proprio sui più piccoli e inermi. Lo riferisce all'agenzia Fides l'arcivescovo Boutros Marayati, alla guida dell'arcieparchia armena cattolica di Aleppo.
L'evento coinvolgerà in primo luogo gli alunni delle scuole
L'iniziativa, partita su impulso dei Padri Francescani, coinvolgerà in primo luogo
gli alunni delle scuole. Metteranno anche le loro firme e le loro impronte su un appello
per chiedere ai potenti del mondo di porre fine alle stragi che si accaniscono con
particolare crudeltà sui bambini, che in tutte le guerre sono i più vulnerabili. “Ma
soprattutto pregheranno. Pregheranno per tutti i loro coetanei. E confidiamo nel fatto
che la preghiera dei bambini è più potente della nostra”, aggiunge l'arcivescovo Marayati.
Molte persone sono intrappolate ad Aleppo
I bombardamenti e le stragi di civili hanno manifestato proprio a Aleppo in maniera
devastante il naufragio della tregua fragile e parziale proclamata meno di due settimane
fa. A questo riguardo, l'arcivescovo Marayati è in grado di fornire notizie di prima
mano su ciò che sta avvenendo nella metropoli siriana: “Mercoledì scorso - riferisce
l'arcivescovo armeno cattolico – i rappresentanti del governo e dell'esercito siriani
hanno convocato una riunione per spiegare che di lì a poco avrebbero diffuso un appello
alla popolazione civile insediata nei quartieri sotto il controllo dei ribelli. L'appello,
diffuso con la televisione e coi social network, avvertiva che sarebbero stati lasciati
aperti dei varchi per permettere alla popolazione di lasciare quei quartieri, e dirigersi
in aree indicate come sicure, senza timore di subire rappresaglie. In effetti, molte
famiglie di civili hanno lasciato quei quartieri e sono state accolte nella zona controllata
dall'esercito governativo, a conferma che l'appello era in qualche modo arrivato a
destinazione. Per i gruppi che arrivavano, sono state predisposte anche strutture
abitative per l'accoglienza. Ma non è stata un'evacuazione di massa. Forse molti non
possono uscire". (G.V.)
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