2016-09-25 14:27:00

Card. Parolin in Colombia per firma accordi di pace tra governo e Farc


Giornata storica  domani in  Colombia, dove il presidente Juan Manuel Santos e i vertici delle Farc sigleranno l’intesa che mette fine a 52 anni di conflitto tra le forze governative e la guerriglia di matrice socialista. Il Paese arriva a questo risultato dopo 4 anni di negoziati a L’Avana, a cui ha dato un contributo decisivo la Santa Sede. Il servizio di Marco Guerra:

Per capire l’importanza dell’accordo di pace tra il governo di Bogotà e i guerriglieri marxisti delle Farc basta ricordare i numeri della vera e propria guerra civile che ha scosso la Colombia dal 1964: oltre 220mila morti, 45mila persone scomparse nel nulla, 7 milioni di sfollati, migliaia di bambini soldato. Le Farc controllano inoltre intere regioni del Paese sudamericano autofinanziandosi con il narcotraffico e i sequestri di persona: circa 25mila in mezzo secolo.

Per questo motivo la firma dell’intesa che si svolgerà nella città caraibica di Cartagena de Indias, sarà presenziata dalle più alte autorità della comunità internazionale. Fra queste, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, il segretario di Stato americano Kerry, l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue Mogherini, il presidente della Banca mondiale Jim Yong Kim e tredici capi di Stato della regione (Messico, Guatemala, Honduras, El Salvador, Costa Rica, Panama, Cuba, Venezuela, Repubblica Dominicana, Ecuador, Perù, Cile e Paraguay).

Alla cerimonia sarà presente anche il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. La Santa Sede  ha infatti incoraggiato e sostenuto il processo di pace avvenuto con la mediazione cubana, durante i 4 anni trattative tenutesi a l’Avana e che hanno condotto al cessate il fuoco siglato il 23 giugno scorso. Papa Francesco ha quindi espresso l’auspicio di potersi recare in Colombia nel 2017.

La sfida per il presidente colombiano Santos sarà ora quella di reintegrare migliaia di miliziani nella vita civile. Non sarà facile, anche perché molti colombiani guardano ancora con scetticismo agli accordi, che saranno ratificati con il referendum popolare indetto per il prossimo 2 ottobre.








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