Questa domenica alle 10.30, Papa Francesco presiede in Piazza San Pietro la Santa Messa per il Giubileo dei Catechisti. Per l’occasione sono giunti a Roma da tutto il mondo oltre 15mila catechisti. Ma cosa chiedono i ragazzi a quanti sono chiamati a trasmettere la fede? Antonella Palermo lo ha chiesto a due ragazzi romani:
R. – Bisogna stare attenti a non dare troppe "cose" ai ragazzi, annoiandoli. Forse all’inizio, infatti, è proprio importare mantenerli tutti insieme, perché diventino un bel gruppo. Se tu fai un incontro con i ragazzi di quarta, quinta elementare, e li stanchi un po’ facendo quaranta minuti di catechismo "serio", loro poi non si divertono, diciamo, e quindi lasciano. E’ importante, dunque, mantenere sempre viva la loro attenzione.
D. – E in che modo?
R. – Questo non è facile. Per esempio, ci sono persone le cui parole colpiscono molto i ragazzi, che ne sono attratti. Quello, però, è un dono di natura. Non è che qualcuno può inventarselo da un giorno all’altro!
R. – Secondo me, è cercare di essere visti non come la figura classica del catechista, ma proprio come un amico o un fratello. Io quando facevo la preparazione per la Comunione vedevo i miei catechisti molto distanti da me, li vedevo più come genitori. Adesso, invece, con il percorso della Cresima, li vedo proprio come amici, fratelli maggiori. Secondo me, quindi, l’importante è instaurare un rapporto di alleanza. Cioè: non “io sono meglio di te; io sono più grande”, ma comprendersi l’un l’altro, perché comunque, come i bambini, anche i catechisti hanno vissuto l'infanzia. Cercare, quindi, di mettersi nei panni dei ragazzi.
Ascoltiamo Francesca Martucci, mamma di 4 figli e catechista in una parrocchia romana:
R. – Il discorso è farli sentire vicini alle loro esperienze, sentire che Gesù è vicino anche alla loro età.
D. – Come si fa?
R. – Eh, come si fa! I ragazzi vanno coinvolti in esperienze concrete. Li abbiamo portati tanto a spasso. Abbiamo fatto fare loro il percorso dei Santi attraverso le chiese. Noi siamo a Roma, quindi abbiamo potuto fare veramente delle bellissime esperienze. E abbiamo fatto non il Giubileo "dei" catechisti, ma il Giubileo "coi" catechisti. Appena il Papa ha indetto il Giubileo li abbiamo portati a vedere la Porta Santa chiusa e abbiamo spiegato loro cosa significasse e poi siamo riandati quando la Porta è stata aperta.
D. – Che reazioni?
R. – E’ stato bellissimo. I ragazzi erano felicissimi. Erano felicissimi perché hanno condiviso con noi il loro tempo. Ci siamo divertiti. E’ stato bello andare, è stato bello tornare. E’ stato bello durante la Messa. Tutto. E’ fatica, perché devi organizzare; ti devi confrontare con loro; devi fare vedere che hai speso del tempo per loro e con loro.
D. – E non hai detto loro solo delle parole, ma hai compiuto dei gesti…
R. – Dei fatti. Dei gesti concreti. Ed è questo che ci chiedono. I ragazzi hanno detto: “Adesso abbiamo coinvolto una nostra amica”, e a loro sembra tanto. Perché? Perché hanno dato testimonianza.
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