2016-09-24 12:32:00

Commento di don Sanfilippo al Vangelo della Domenica XXVI T.O.


Nella 26.ma domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta la parabola del ricco che si dava a lauti banchetti, totalmente disinteressato del povero Lazzaro che stava alla sua porta. Morti entrambi, il primo finisce tra i tormenti, mentre il secondo viene finalmente consolato. Il ricco chiede che Lazzaro possa venire in suo aiuto, ma gli viene risposto:

“Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:

Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco”. Corriamo il pericolo d’interpretare questo Vangelo riduttivamente trascurando forme di povertà meno evidenti, ma che sono ugualmente nel cuore di Cristo, a favore di povertà che contemplano solo alcuni bisogni primari dell’uomo. Non si tratta solamente dell’indigenza, che peraltro è certamente presente nel brano. Ci sono, anche, poveri che “giacciono” in case benestanti, ma piagati dall’egoismo o dalla paura di vivere, privi di amore e unità in famiglia e affamati di briciole di perdono e di rispetto. Come pure giovani, poveri di pietà verso il prossimo, derubati dal diavolo della verità e del significato meraviglioso che Dio ha associato al corpo umano e alla differenza sessuale, che vivacchiano in qualche università, palestra, o beauty farm, desiderosi di scoprire il senso della vita. Alcuni di questi fratelli “meno abbienti” stanno rischiando il suicidio e la povertà eterna e aspettano bramosi qualcuno che, per amore, annunci loro il kerigma, la misericordia che ci arricchisce della natura divina. Il Signore ci conceda di commuoverci per i poveri che appaiono immediatamente tali e per quelli che sembrano ricchi ma gemono privi d’amore, così come Egli ha avuto pietà della nostra miseria.








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