2016-09-23 14:10:00

Venezuela, mons. Padrón: rinvio referendum va contro Costituzione


Proteste in Venezuela, per il rinvio del referendum popolare sulla revoca del mandato del presidente Nicolás Maduro. Il voto non avrà luogo prima del 10 gennaio 2017, impedendo così di fatto eventuali elezioni anticipate che vedrebbero favorite le opposizioni. Inoltre, i promotori del referendum sono costretti ad un’ulteriore raccolta di firme: 4 milioni in 3 giorni, dal 26 al 28 ottobre. E perché l’iter sia valido, la soglia del 20% delle firme dovrà essere raggiunta in ogni Stato del Venezuela. Intanto, nel Paese la crisi economica si fa sempre più drammatica con un’inflazione che supera il 700%. Anche la Chiesa critica fortemente il rinvio del referendum. Ascoltiamo mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo di Cumaná e presidente della Conferenza episcopale venezuelana, al microfono di Alvaro Vargas Martino:

R. – Il referendum revocatorio è un diritto dei venezuelani ed è riconosciuto dalla stessa Costituzione nazionale. E quando un governo non permette di farlo nei tempi, spostandolo, vuol dire che non vuole farlo: cerca cioè di trovare il modo di rimanere al potere, senza dare la possibilità al popolo di esercitare il diritto di revocare qualsiasi funzionario del governo, perché non soltanto il presidente, ma qualsiasi funzionario del governo può essere revocato, trattandosi di una elezione popolare. Tutti coloro che sono eletti da una elezione popolare hanno la possibilità di essere revocati. Questo vuol dire che il governo ha assunto un atteggiamento di chiusura verso tutte le possibilità costituzionali.

D. – E questo indubbiamente mette a repentaglio qualsiasi eventuale dialogo tra governo ed opposizione, per il quale la Santa Sede ha dimostrato la sua disponibilità a partecipare, qualora ci fosse…

R. – Il governo ha detto ai venezuelani che non vuole in alcun modo il dialogo. Tutt’altro:  mantiene la sua posizione molto radicale, e non ha alcun interesse alla partecipazione del popolo, al suo modo di esprimere la volontà di cambiare: non vuole cioè riconoscere il diritto del popolo. Perciò non vuole davvero alcuna forma di dialogo! Noi venezuelani siamo riconoscenti e ringraziamo tantissimo Papa Francesco e la Santa Sede per l’interesse, per la vicinanza e per la solidarietà al popolo venezuelano. Ma sentiamo davvero un grande dolore, perché il governo ha perso questa opportunità dell’intervento della Chiesa.








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