2016-09-21 15:00:00

Mons. Sorrentino: costruiamo pace sulle orme di S. Francesco


Non dobbiamo assuefarci al “paganesimo dell’indifferenza”, L’arcivescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, rimarca uno dei punti centrali del discorso di Papa Francesco durante la Giornata di preghiera interreligiosa per la pace. L’intervista è dell’inviato Massimiliano Menichetti:

R. – Sono stati tre giorni in cui si sono accavallati tanti discorsi, ma sono stati tutti discorsi molto profondi. C’è stata tanta preghiera e alla fine la presenza di Papa Francesco ha dato veramente il sigillo a una iniziativa che da 30 anni costituisce veramente un filo di luce. E ce n’era bisogno in un momento in cui il mondo sembra così attanagliato da tanti motivi di conflittualità, tensione, guerra, terrorismo… C’era bisogno di dare una simile testimonianza così corale, bella e ad alto livello.

D. – Il Papa ha parlato di “paganesimo dell’indifferenza” come di una “piaga attuale”…

R. – Ha perfettamente ragione, perché, di fronte alle tante sofferenze e anche alle tante guerre, rischiamo tutti di assuefarci. Bisogna assolutamente convertirci dall’indifferenza: essere cristiani significa essere coinvolti. Come Dio lo è con noi, come Padre misericordioso, noi dobbiamo esserlo vicendevolmente con i nostri fratelli, e specialmente con quelli che soffrono.

D. – Il monito: “Non si strumentalizzi la religione per la violenza” e l’impegno a tutti affinché si lavori per la costruzione della pace…

R. – Credo sia la voce più forte che è risuonata in questa tre giorni e in modo particolare nell’ultimo giorno. Non è possibile pensare la violenza in nome di Dio: Dio è pace, Dio è amore, e non è possibile che qualcuno lo strumentalizzi per la guerra.

D. – Per lei che cosa esce da questa città che fa parte della sua diocesi?

R. – Questa giornata, dopo 30 anni, ci dà uno slancio in più e ci rende ancora più responsabili. Ci siamo resi conto di quanto la voce di Assisi – il suo messaggio spirituale – sia significativo nel mondo e bisogna che noi ne siamo responsabili, perché non serve soltanto che sia la città di San Francesco, ma bisogna che sia anche la città di cristiani che vivono sulle sue orme.








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