2016-09-20 08:00:00

Libia: non rivendicato sequestro di italiani e canadese


Apprensione per la sorte dei due lavoratori italiani, rapiti ieri mattina in Libia, nella città di Gath nel sud ovest del Paese, insieme ad un collega canadese, la cui identità non è stata ancora confermata da Ottawa. Il sequestro non è stato finora rivendicato, ma le autorità locali escludono che sia collegato ad al Qaida. Il servizio di Roberta Gisotti

Nessuna notizia a 24 ore dal sequestro di Bruno Cacace, della provincia  di Cuneo, residente in Libia da 15 anni e di Danilo Calonego 66 anni della provincia di Belluno, e del loro collega canadese, dipendenti della ditta di Contratti italiani costruzioni (Con. I.Cos), di Mondovì, da anni operante nel Paese africano, in ambito d’ingegneria civile, con sede a Tripoli ed uffici a Derna, Bengasi e appunto Ghat, in un’area abitata da tribù Tuareg, alleate del governo di unità nazionale di Tripoli, riconosciuto internazionalmente.  La zona non era ritenuta ad alto rischio, nonostante si trovi al confine con il sud dell’Algeria e il Niger, attraversata da cellule islamiste legate ad al Qaida, e non immune da infiltrazioni del sedicente Stato islamico. Ma a smentire il coinvolgimento dell’Is è stata municipalità di Ghat, secondo la quale il sequestro sarebbe opera di criminali comuni, che a bordo di due auto hanno bloccato i tre dipendenti della Con. I. Cos, diretti in macchina verso il posto di lavoro nei pressi dell’aeroporto di Ghat. Ad indagare in Italia sul rapimento sarà la Procura di Roma.

  








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