2016-09-19 14:53:00

Voci da Assisi: il metropolita di Limassol, la curda Kader, Vegliò e Sistach


Oltre 450 i rappresentanti delle varie Chiese e religioni presenti ad Assisi. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Massimiliano Menichetti:

Il metropolita Athanasios di Limassol, della Chiesa ortodossa di Cipro:

“Vengo qui da 20 anni. Prima di tutto, per me, è un’occasione di ritrovare degli amici: in questi anni si è creata una mentalità di amicizia, di dialogo ecumenico. Dobbiamo cominciare, certamente, dall’ottimismo credendo che la pace è possibile. Però dobbiamo lavorare per la pace e soprattutto dobbiamo dire ai dirigenti di questo mondo che la pace è possibile. Dobbiamo essere più umani!”.

Rezan Kader, rappresentante in Italia del Governo regionale del Kurdistan in Iraq:

“Per me la pace e il dialogo sono le cose più importanti nella nostra vita. In mezzo a noi il dialogo c’è sempre stato, quindi per nostra natura conviviamo tutti insieme. Per me i miei fratelli che siano cristiani, musulmani o yazidi sono sempre miei  fratelli. Grazie al dialogo abbiamo potuto convivere per centinaia e centinaia di anni. Questo è importantissimo. Spero che il prossimo anno la Marcia della pace possa essere organizzata in Kurdistan, perché è una terra molto ferita. La gente è molto ferita. Abbiamo cercato di  salvare il Crocifisso nel territorio dove non deve essere sradicato; abbiamo cercato di salvare le altre religioni come quella degli yazidi che non devono essere sradicati dalle loro terre. Per questo motivo per noi è importante che il prossimo anno, spero almeno simbolicamente, venga fatta una Marcia di pace di Kurdistan.

Il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti:

“Quando si parla dei migranti si parla dell’integrazione. Se non c’è l’integrazione manca un elemento di pace fondamentale e quindi è facile che ci siano incomprensioni. E le guerre sono il massimo delle incomprensioni. E quindi è molto bello anche il titolo di questo incontro, Sete di pace, perché se vogliamo la pace dobbiamo integrare, dobbiamo accettare gli altri. Purtroppo, devo riconoscere che forse la situazione attuale è peggiore di 30 anni fa, con tutte le guerre che ci sono. Il Papa parla della guerra mondiale a pezzi; c’è il problema del sedicente Stato islamico. 30 anni fa – certo – c’era ancora il Muro di Berlino … però l’importante è che ci sia sempre questa presenza nostra per spingere verso la pace e l’integrazione”. 

Il cardinale Lluís Maria Martinez Sistach, arcivescovo emerito di Barcellona:

“È un ricordo importantissimo, un richiamo molto forte per la pace. Con la pace si guadagna tutto, con la guerra si perde tutto. E allora la cultura della pace la stiamo costruendo. Questo incontro avviene a 30 anni dalla preghiera per la pace che Papa San Giovanni Paolo II fece con tutti i leader: credo che abbiamo fatto un bel cammino; però ci resta ancora molto da fare. Occorre una conversione in modo che tutto quello che facciamo nella vita ci porti ad amare: se si ama nella verità, non c’è la guerra. Oggi abbiamo perduto la fiducia, i valori e le virtù. Nella società c’è paura e diffidenza; e allora così la società muore. Però speriamo; e penso che abbiamo camminato. Oggi ci sono tante persone che vogliono la pace: qualche volta sbagliamo strada, ancora ci sono molti egoismi. Però penso che anche la gioventù desideri la pace. Ripeto: con la pace si ha tutto e si guadagna tutto, mentre con la guerra tutti perdiamo!”.








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