2016-09-19 17:34:00

Assisi, teologo: fu profezia, dialogo è nel dna cristiano


Profezia

“L’incontro voluto da S. Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986, per chiamare tutte le religioni a pregare per la pace nel mondo, è stata una delle più grandi profezie della Chiesa del terzo millennio”. Ad affermarlo, in occasione della visita del Papa nella città di S. Francesco, nel trentesimo di quell’avvenimento, è padre Edoardo Scognamiglio, Ofm Conv, docente di dialogo interreligioso alla Pontificia Università Urbaniana. “Un documento come la Nostra Aetate poteva restare lì in un cassetto, abbandonato. Invece, con Assisi 1986 il dialogo interreligioso si è fato concreto. Senza quell’intuizione di Papa Wojtyla, che riprese in profondità lo spirito di S. Francesco che incontrò il Sultano, oggi non avremmo la possibilità di incontrare l’altro. Oggi siamo chiamati ad approfondire la prospettiva del dialogo come contributo alla pace e alla fratellanza e alla giustizia. L’utopia della pace si fa realtà, come ha detto Papa Francesco, quando ciascuno di noi si apre alla dimensione dell’ascolto e dell’accoglienza dell’altro”.

Dialogo nella Verità

“Per evitare le improvvisazioni il dialogo esige formazione, ad esempio rileggendo la Nostra Aetate - la magna chrta del dialogo e dell’ecumenismo - nel nuovo contesto geopolitico e culturale. Il dialogo va compiuto, infatti, nella verità, cioè nel rispetto della nostra identità cristiana”. “Quella di Giovanni Paolo II, trent’anni fa, non fu un’improvvisazione. Fu un desiderio profetico suscitato nella Chiesa dallo Spirito Santo”. “Ad Assisi, nel 1986, quell’incontro fu voluto per pregare per la pace”, spiega ancora p. Scognamiglio. “Oggi dobbiamo liberarci dall’idea che la verità cristiana sia una verità non disponibile al confronto. Nella visione cristiana, se Gesù è veramente il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, noi non possiamo non dialogare. Nel nostro dna di battezzati, di cristiani, di discepoli di Gesù, c’è iscritto il desiderio di incontrare l’altro. Nel rispetto delle diversità ma anche approfondendo la nostra identità”. “Ricordava Giovanni Paolo II che il dialogo non è una minaccia alla nostra identità, ma la può rafforzare se il confronto avviene nella formazione”. “Le nuove generazioni hanno bisogno di essere formate al dialogo: nel rispetto delle propria e dell’altrui identità”.

Ascolto e incontro

“Nel 2011, in occasione del venticinquesimo del primo incontro di Assisi, Benedetto XVI ci educò a dialogare nella Verità”, ricorda ancora p. Scognamiglio. “Ratzinger allargò il dialogo anche ai non credenti, sul tema del senso della vita, richiamando la sua dimensione antropologica. Non possiamo rinunciare alla dimensione dell’ascolto che si rivela in noi attraverso la Verità di Dio e in un non credente attraverso le domande fondamentali sul senso della vita”. “Infine, Papa Francesco ci ricorda che nel dialogo non s’incontrano solo le parole, ma soprattutto i volti, le storie personali, le culture, le tradizioni, il vissuto di comunità e popoli. Dobbiamo lavorare perché questi gesti concreti realizzino quella fraternità universale che era il sogno di S. Francesco d’Assisi”.                                                                                                                          








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