2016-09-18 13:10:00

Colletta Cei per i terremotati. D'Ercole: non lasciateci soli


Non si fermano le scosse le scosse di terremoto nelle zone colpite dal sisma del 24 agosto. Inoltre, la situazione è resa particolarmente difficile anche dal maltempo che sta colpendo l'area. Questa domenica a sostegno dei terremotati si svolge in tutte le parrocchie d'Italia la Colletta nazionale indetta dalla Cei. Intanto mons. Giovanni D'Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, ha annunciato per il prossimo 24 settembre, ad un mese esatto dal disastroso terremoto, una celebrazione eucaristica in suffragio delle vittime, durante la quale farà anche un primo bilancio di quanto finora compiuto nella prima fase dell'emergenza. Sulla Colletta Cei ascoltiamo il commento di mons. D’Ercole al microfono di Marina Tomarro:

R.  - È un gesto di grande attenzione, di grande affetto, di grande partecipazione alla sofferenza di queste nostre famiglie, paesi e località che soffrono il terremoto. Credo che sia anche l’occasione per esprimere in modo concreto quella solidarietà evangelica che ci rende attenti a quanti sono nel bisogno. Io sono convinto che più si è generosi, più si riceve; le persone che sono generose verso chi è in difficoltà poi ci testimoniano di aver ricevuto il doppio. È proprio la mano di Dio che attraverso il cuore generoso delle persone va in aiuto di chi soffre. Colgo l’occasione per ringraziare fin d’ora tutti coloro che in Italia e altrove hanno pensato a noi, alle zone terremotate e continuano a pensarci.

D. - Qual è la situazione attuale? C’era stata un allerta meteo e questa notte c’è stata una nuova scossa …

R. - Sì, diciamo che ormai bisogna vivere abituandosi alle scosse di terremoto, senza che queste, ogni volta, creino il panico. Bisogna imparare la lezione che viene dal terremoto. Dobbiamo costruire case più solide e nel frattempo cercare di mantenere quella calma interiore. La  situazione è certamente complicata in questo momento, se si pensa che dopo un primo momento di grande solidarietà, di grande attenzione, oggi ci sono altri problemi e si rischia sempre di più di rimanere soli. Ma proprio in questo momento particolare, credo che sia importante prendere consapevolezza – noi che siamo sul posto – che dobbiamo ricostruire un tessuto umano prima di tutto che ci permetta di essere i protagonisti di una ricostruzione ed esser umili nel chieder aiuto quando ne abbiamo bisogno. Credo che con questa consapevolezza dobbiamo fare un passo alla volta tenendoci per mano. È un po’ in questa prospettiva che cerchiamo di lavorare nella nostra diocesi.

D. - Ormai si va verso la stagione fredda. In che modo vi state organizzando?

R. - Noi andiamo verso il freddo. Stiamo facendo di tutto ed io mi sto battendo affinché nel tempo più rapido possibile non ci siano in più tende. Questo significa che stiamo lavorando per accogliere le persone in strutture sicure e in famiglie. La gente però vuole rimanere vicino ai propri paesi. Stiamo cercando di pensare come venire incontro a questo desiderio che qualche volta è proprio un'esigenza del cuore. Se qualcuno si allontana, soprattutto gli anziani, rischia proprio - e non esagero - di morire, perché è un distacco da un luogo che rappresenta più che una casa, un luogo sicuro. Noi stiamo cercando in tutti i modi, anche ricorrendo per esempio a roulotte o strutture di legno, di fare in modo tale che le persone possano il più possibile aver protezione dal freddo.

D. - La ripresa della scuola in qualche modo può essere anche un riprendere in mano la vita quotidiana, la normalità di un paese?

R. - Certo, aver riaperto le scuole significa aver dato ai ragazzi la possibilità di riprendere la normalità della scuola. Ma ci sono tanti problemi. Vedo i ragazzi, soprattutto i bambini che portano negli occhi la paura del terremoto. Stiamo facendo un forte lavoro di natura umana e spirituale. Il primo obiettivo, ancor prima della ricostruzione delle case, è stato proprio quello di affiancare alle comunità persone volenterose che li aiutassero a superare questo momento non in modo saltuario ma costante. Oltre a psicologi di varie associazioni che sono venuti a dare il loro aiuto, abbiamo creato per i bambini una presenza costante di volontari che permetta loro, un po’ per volta, di metabolizzare. Ci sono bambini che hanno paura del terremoto e dormono addirittura con le scarpe con l’idea di dover scappare. Sono quelle situazioni che solamente chi le vive può capire. Noi cerchiamo di dare risposte sul piano umano. Cerchiamo di essere molto vicini e su questo abbiamo delle buone risposte.








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