Il confronto in Europa dopo il vertice di ieri a Bratislava, il primo dopo la Brexit. Ok dei 27 a una road map concordata e consenso a una comune difesa, ma restano divisioni sui nodi cruciali di economia e migrazioni. Forte il dissenso dell’Italia, assente dalla conferenza stampa congiunta Parigi-Berlino. "Il punto su cui abbiamo discusso ieri - ha detto il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi - non è che noi dobbiamo accogliere e gli altri no, ma su qual è il futuro dell'Ue. Alla fine ieri ci siamo detti le stesse cose, non si è fatto un passo avanti rispetto a Ventotene". Il servizio di Elvira Ragosta:
A Bratislava, per la prima volta senza la Gran Bretagna, i 27 capi di Stato e di governo hanno tentato di rilanciare l’Unione con l’accordo su una road map. I temi sono: economia, difesa e sicurezza e i relativi provvedimenti saranno presi, hanno detto Berlino e Parigi, al vertice previsto a Roma il prossimo marzo, in occasione del sessantesimo dalla firma dei Trattati comunitari. "Lo spirito di Bratislava è stato di grande cooperazione - commentava ieri sera la cancelliera tedesca, Angela Merkel - senza l'unità europea non riusciremo a raggiungere gli obiettivi. Non è stato un vertice con grandi dichiarazioni o cambiamenti nei trattati, ma ci sono state azioni per i cittadini europei". Ma a Bratislava si è consumato uno strappo tra Italia da un lato e Germania e Francia dall’altro, sui temi di immigrazione ed economia, tanto che il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, non ha partecipato alla conferenza stampa congiunta con Angela Merkel e François Hollande, lamentando l’assenza di concreti passi avanti, rispetto a quanto già detto nell’incontro con i due partner europei a Ventotene, lo scorso agosto. E oggi parlando al Wired Next Fest a Firenze ha detto: "Noi siamo italiani, generosi, però non possiamo lasciare che un problema come l'immigrazione esploda per l'incapacità dell'Europa". E a proposito dell’austerità ha aggiunto: "Dobbiamo riconoscere che la ricetta dell'Europa era sbagliata e quella di Obama giusta. Non lo dico io, lo dicono i numeri e la realtà". Per un commento sul vertice di Bratislava abbiamo raggiunto telefonicamente il responsabile del Programma Europa dell’Ispi, Antonio Villafranca:
R. – Lo spirito di Ventotene è stato perso effettivamente. C’era l’auspicio che Bratislava potesse rappresentare il primo passo per rilanciare l’Unione Europea, ma così non è stato: è stato l’ennesimo summit in realtà con tanto fumo e poco arrosto. Il poco arrosto riguarda una posizione che in realtà era già stata espressa nelle settimane precedenti. Si tratta di una posizione comunque riguardante la politica di difesa con ancora l’incognita di una politica estera ostaggio del voto all’unanimità. Per dirla in maniera semplice: è inutile aver un esercito se poi non si riesce a capire, non si riesce a decidere come utilizzarlo. Mentre si è assolutamente lontani da un accordo, anche per la forte opposizione dei Paesi di Visegrad, riguardante l’immigrazione. Non c’è stata neanche l’indicazione precisa che l’impegno dell’Unione Europa deve essere verso i Paesi dell’Africa, in particolare l’Africa Sub-sahariana; non dimentichiamo che la maggior parte degli immigrati che arrivano in Italia provengono proprio da questa parte del mondo. È stato detto ci sarà una road map verso Roma, verso il vertice che poi dovrà celebrare i 60 anni dai Trattati di Roma, però effettivamente non sembra che ci siano le condizioni perché anche a Roma ci possa essere un rilancio. È evidente che ormai bisognerà aspettare le elezioni del 2017, a partire di quelle di Francia e Germania.
D. - Oltre alla questione migrazioni anche la questione economica ha determinato un punto di frattura tra la posiziona italiana, quella tedesca e francese …
R. - Assolutamente sì. L’Italia chiede a gran voce e ovviamente ad altri Paesi europei soprattutto della sponda sud dell’Europa, di rivedere le regole e di rivedere soprattutto il Fiscal compact che secondo l’Italia non sta funzionando o non sta funzionando come avrebbe dovuto, rilanciando anche la crescita e non soltanto indicando una strada di rigore. Ma su questo era evidente ormai che non ci sarebbe stato l’accordo soprattutto con la Germania. Quello che continua a colpire è l’atteggiamento della Francia che sembra ancora considerarsi al pari della Germania e in una situazione economica simile, mentre invece si trova in una situazione economica molto più simile a quella della sponda sud del Mediterraneo. Hollande non intende - questo è il suo atteggiamento - cambiare strategia.
D. - Questo di Bratislava è stato anche il primo vertice dopo la Brexit. Quanto il voto della Gran Bretagna ha pesato, secondo lei, su questo incontro?
R. - In realtà di Brexit si è parlato pochissimo, al punto che forse si poteva anche invitare la Gran Bretagna a questo vertice straordinario che, tra l’altro, rimane ancora un Paese membro dell’Unione a tutti gli effetti non avendo ancora mandato alcuna notifica in merito alla sua uscita. Quindi non è emerso nulla, ma d’altra parte sembra che stia prevalendo l’attendismo tedesco di dire: “Non facciamo nulla fino a quando non ci saranno le elezioni in Germania”.
D. - Cosa attendersi dunque per i prossimi incontri?
R. - Ovviamente dal governo italiano si dice che ci si attende tanto, anche se le basi che sono state gettate ieri a Bratislava sono molto fragili. È ovvio che non ci vuole costruire una road map come è stata chiamata fino a marzo, fino a Roma, che effettivamente poi non abbia contenuti. L’Unione Europea nel 2017 deve essere fortemente rilanciata perché altrimenti è evidente che i movimenti euroscettici ne beneficeranno. È sbagliato pensare di non fare nulla prima delle elezioni perché alle elezioni la gente vota ovviamente e votando, in un momento in cui manca un progetto, è ancora più portata a spostarsi verso posizioni euroscettiche.
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