Difficile è la vita per i cristiani del Pakistan, spesso vittime di ingiustizie e di attacchi da parte di gruppi islamici estremisti. Intanto è ancora in discussione la revisione sulla legge sulla blasfemia. Ascoltiamo il commento di mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale pakistana, al microfono di Marina Tomarro:
R. – The basic problem we are facing in Pakistan
at the moment…
Il problema principale che ci troviamo ad affrontare,
in questo momento, in Pakistan, è quello legato all’estremismo di alcuni gruppi islamici,
che sono soliti usare la violenza, il terrore, i bombardamenti, che uccidono. E questo
è qualcosa che non riguarda unicamente i cristiani, ma che caratterizza l’intero Paese.
Tutto il Paese, allo stato attuale, è preoccupato proprio da questi gruppi estremisti,
da questi gruppi violenti. La questione è affrontata in modo molto forte, con l’aiuto
dell’esercito pachistano: sono ormai due anni che è stata lanciata una operazione
militare per combattere le roccaforti di questi gruppi e distruggere le loro armi
ed i loro rifugi. Quindi la situazione – grazie proprio a questa operazione militare
– è certamente migliore rispetto a come fosse qualche anno fa.
D. – Ci sono novità riguardo alla situazione di Asia Bibi? Ormai sono tanti mesi che non ci arrivano neanche più notizie…
R. – Blasphemy victims are many …
Le vittime della legge sulla blasfemia sono tante!
Non c’è soltanto Asia Bibi… La questione è ancora in discussione. Penso che la cosa
positiva sia, però, che la Corte Suprema abbia detto recentemente – qualche mese fa
– che criticare la legge sulla blasfemia non è la stessa cosa che essere giudicati
blasfemi. Per voi questo potrebbe, forse, sembrare un po’ semplicistico: ma non lo
è! Io credo che sia, invece, un importantissimo passo, perché alcune persone sono
state uccise soltanto per aver criticato la legge sulla blasfemia. Il governatore
del Punjab – ad esempio - è stato ucciso dalla sua guardia del corpo, istigato dal
fanatismo estremista: lui non aveva parlato contro il Profeta, non era stato blasfemo:
aveva soltanto criticato la legge in quanto tale. Adesso, però, la Corte Suprema ha
detto che non è più considerato blasfemo criticare questa legge. Sono tanti i pachistani
– anche molti musulmani – che sostengono che questa legge non venga ben applicata
e che alcuni cambiamenti devono essere fatti. Non è ancora chiaro, però, come questo
possa essere fatto o cosa possa essere fatto. Ma il fatto importante è che si è cominciato
a parlare e questo rappresenta certamente un positivo passo avanti.
D. – Perché è importante che i cristiani ci siano e non vadano via dal suo Paese?
R. – You see these news of people leaving the country:
is not only christians…
Guardi queste notizie di persone che lasciano il Paese
non riguardano solo i cristiani. Coloro che prendono questa decisione lo fanno per
diversi motivi. Ci sono alcuni che sono perseguitati e questo è vero! Ma ci sono anche
tanti altri - anche tanti musulmani - che vogliono lasciare il Paese per ragioni politiche.
C’è poi chi lo fa per ragioni economiche: c’è una migrazione economica a causa della
povertà. E questo perché non vedono alcuna possibilità nel loro Paese e cercano una
vita migliore, cercano maggiori e migliori possibilità. Purtroppo, però, hanno questa
percezione errata che all’estero tutto andrà bene e che tutto sarà ok.
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