2016-09-10 16:30:00

Il card. Sandri consacra vescovo padre Pizzaballa


Si è tenuta nel pomeriggio di sabato 10 settembre presso la Cattedrale di Bergamo la cerimonia di ordinazione episcopale di padre Pierbattista Pizzaballa, dell'Ordine dei Frati Minori, che Papa Francesco ha nominato, il 24 giugno scorso, amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Verbe con dignità di arcivescovo. Hanno concelebrato il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, coadiuvato da S.B. Fouad Twal, patriarca emerito di Gerusalemme, e da mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo. Lo stemma episcopale scelto da mons. Pizzaballa rappresenta la città di Gerusalemme, mentre il motto è “Sufficit tibi gratia mea” (Ti basta la mia grazia) (2Cor 12, 9).

Nell’omelia il card. Sandri ha detto che l’unico strumento nelle nostre mani per evitare che i cristiani “emigrino dal Medio Oriente o vengano fatti uscire da progetti non chiari” è trovare sempre “forme antiche e nuove per essere Chiesa in uscita, che ha a cuore la promozione di spazi di incontro e riconciliazione”. Allora, la comunità cristiana “che chiede di essere preservata, sostenuta e protetta, continuerà a essere dono per tutti, per coloro che abitano quei luoghi da secoli”, ma anche per i pellegrini e per le migliaia di lavoratori migranti che ormai ne fanno stabilmente parte.

Riferendosi in particolare a padre Pizzaballa, il porporato ha indicato nel vescovo un uomo bisognoso di una “speranza affidabile per la propria vita e il proprio destino”, grazie anche alla “solidarietà concreta” di quanti, da tutto il mondo, si impegnano nel sostenere la vita delle Chiese in Terra Santa. In quella regione, dove il nuovo presule ha vissuto e “servito da ventisei anni, il Verbo fatto carne — ha detto il cardinale prefetto — ci ha fatto conoscere il desiderio di Dio, la salvezza per l’umanità. Lì colui che è la parola del Padre ha portato a pienezza la rivelazione”.  Non bisogna perdere la consapevolezza – ha sottolineato - che in quei luoghi, “sotto le macerie frutto dei peccati, delle violenze e delle miopie di molti uomini e di molti poteri del mondo”, è rimasta “la sorgente posta da Dio, che zampilla per dare sollievo e fecondità”: la presenza stessa di Gesù.

Il prefetto ha fatto notare come tanti in Terra Santa, e particolarmente nel territorio del Patriarcato latino, hanno ancora “sete di giustizia e di pace:  dimensioni fondamentali del vivere umano, che prima ancora che rivendicate come diritto dagli altri devono essere desiderate e operate nei rapporti dentro la Chiesa e tra le Chiese, oltre che con i credenti ebrei e musulmani”.

Rivolgendosi ancora a padre Pizzaballa, ha ricordato che essere vescovo per la Chiesa latina che è in Gerusalemme, “amministrandola a nome e per conto del Santo Padre, come pure guidando  l’assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa, è compito senz’altro arduo”; ma  potrà essere vissuto pieno “di gioia e di  serena determinazione, perché ancorati nella parola del Signore e non nei nostri progetti umani”. Questa parola infatti non è “incatenata  né messa in fuga, ma efficace e porta frutto”.

Con il porporato hanno concelebrato una trentina tra arcivescovi e vescovi, tra i quali i nunzi apostolici in Israele, Palestina, Giordania, Libano, Cuba, Singapore e Canada. Tra i presenti anche l’arcivescovo di Akka dei greco-melkiti, l’arcivescovo maronita di Haifa, il vicario apostolico dell’Arabia e quello di Istanbul, oltre ad alcuni vescovi nativi di Bergamo. Era presente inoltre una delegazione ecumenica, con l’arcivescovo Nektarios, inviato dal patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme. Numerosi i frati minori, in particolare quelli provenienti dalla Custodia di Terra Santa.








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