2016-09-10 14:00:00

Elezioni in Bielorussia: scontata la vittoria di Lukashenko


Elezioni parlamentari questa domenica in Bielorussia: scontata la vittoria del partito del presidente Aleksandr Lukashenko, che lo scorso ottobre ha conquistato il quinto mandato consecutivo con l'83,49% dei consensi. Il servizio di Marco Guerra:

Molti osservatori definiscono la Bielorussia l’ultima dittatura d’Europa. Ma il sostegno popolare di cui gode il Presidente Alexander Lukashenko non può essere spiegato solo attraverso le accuse di brogli che più volte sono gli state mosse dalle opposizioni. Lukashenko è infatti Capo dello Stato dal 1994 e le sue politiche protezionistiche sono apprezzate soprattutto nelle aree rurali. Le opposizioni sono aggregate in una coalizione che raduna movimenti che guardano con favore all’avvicinamento all’Europa e partiti che rappresentano le minoranze etnico- linguistiche, per loro la sfida sarà riuscire ad accedere in Parlamento. Le operazioni di voto saranno seguite da decine di osservatori di organizzazioni internazionali, tra cui l'Osce. La Bielorussia, che conta oltre 9,5 milioni di abitanti, resta nella sfera di influenza russa, ma Lukashenko in questi ultimi anni ha aperto alla Comunità Internazionale; il Paese gioca infatti un importante ruolo di mediazione politica nella crisi ucraina. Per un’analisi di queste elezioni e della situazione nel Paese sentiamo il Prof. Antonio Macchia, docente di Storia dell’Europa Orientale all’Università degli Studi Internazionali di Roma:

R. – Non abbiamo grosse novità nel panorama politico bielorusso; abbiamo sempre questa figura di Lukashenko che è il deus ex machina di tutte le politiche interne bielorusse, abbiamo un’opposizione, anche se abbastanza ridotta, che ha questo leader che è dovuto riparare all’estero da qualche anno, ormai, a Londra, nello specifico, che è Andrei Sannikov, un diplomatico che nelle precedenti elezioni presidenziali si era opposto a Lukashenko. I temi essenziali di questa opposizione sono in parte simili a quelli della “Primavera arancione” in Ucraina, cioè un rapporto differente con l’Unione Europea, un rapporto di dialogo con l’Unione Europea e però poi soprattutto una libertà nel processo elettorale. Lukashenko è un leader che comunque ha un suo consenso all’interno del Paese, anche se a noi occidentali, a noi europei può piacere in maniera limitata: nel Paese, piace.

D. – Si tratta di una tornata elettorale dall’esito scontato: abbiamo visto che l’opposizione è molto debole, questa opposizione che in parte guarda all’Europa. Quindi, cosa dobbiamo aspettarci e quali sono i temi sul tappeto, di queste elezioni? Il Paese, a che punto è?

R. – Sì, anche secondo me, l’esito è scontato. Poi, ripeto, l’opposizione è più presente nelle città e meno nelle campagne. Forse un elemento nuovo che potrebbe giocare è una consapevolezza differente rispetto al discorso finanziario, ma è un elemento che permane già da diversi anni: quindi, perché dovrebbe ora operare in maniera molto più forte? Comunque, la Bielorussia è un Paese indebitato sia verso il Fondo Monetario Internazionale sia verso l’Unione Europea e quindi forse un certo spazio all’opposizione potrebbe derivare da questo. Ma il problema è lì: il Parlamento è un Parlamento nel quale non ci sono deputati dell’opposizione e quindi il primo anello potrebbe essere quello, cioè un ingresso in Parlamento di alcuni deputati dell’opposizione mentre il risultato mi sembra pienamente scontato. Lukashenko avrà una maggioranza parlamentare senz’altro plebiscitaria o comunque vicina al plebiscito. Prima si parlava di maggioranze bulgare, oggi forse possiamo parlare di maggioranze bielorusse.

D. – Quindi la vera sfida di queste elezioni è vedere se l’opposizione riuscirà a mettere un nutrito gruppo di suoi rappresentanti in Parlamento?

R. – Diciamo di sì. Non serve nemmeno un nutrito gruppo: basta un piccolo gruppo di deputati dell’opposizione. Questa secondo me è la sfida. E poi, certamente il contesto internazionale in futuro può aiutare o meno un’evoluzione positiva della politica estera e interna bielorussa. La cosiddetta “Camera bassa”, che è l’equivalente del Parlamento, ha 100 rappresentanti: ve ne sono 99, tutti del partito di Lukashenko; il centesimo non c’è perché per essere eletto il rappresentante di un distretto, in quel distretto bisogna che vi sia almeno il 50% di voti espressi sugli aventi diritto al voto.

D. – Che ruolo gioca nello scacchiere europeo? Abbiamo visto che gli accordi di pace per l’Ucraina sono stati firmati proprio a Minsk …

R. – La Bielorussia è diventata, sul malgrado, un territorio neutrale tra varie tensioni, tra varie trazioni politiche. E’ chiaro che dietro la Bielorussia c’è la Russia di Putin; forse la Bielorussia insieme alla Moldova è rimasto l’unico Paese credibilmente parte della vecchia Csi, per cui quello è il luogo dove si possono concludere gli accordi, cioè un intermediario credibile in questo momento, ma senz’altro non da reale protagonista. Certamente, una pacificazione della questione ucraina può incidere anche sulla Bielorussia, ma il problema di fondo è sempre quello dei rapporti tra Unione Europea e Russia.








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