2016-09-09 09:08:00

Gabon: Jean Ping chiede a Corte Costituzione riconteggio voti


S'inasprisce la disputa sulla vittoria alle presidenziali in Gabon. Il candidato all'opposizione, Jean Ping, ha presentato una denuncia presso la Corte Costituzionale del Paese per contestare i risultati ufficiali del 27 agosto scorso che hanno visto la vittoria di misura del presidente uscente, Ali Bongo. Ping sostiene di essere lui il vincitore e chiede un nuovo conteggio dei voti. Atteso nei prossimi gironi l’arrivo nella capitale Libreville di una delegazione dell’Unione Africana, in linea con l’appello dei vescovi per un intervento di mediazione che permetta al Paese di uscire quanto prima dalla crisi politica. Cosa ci si può aspettare che accada nelle prossime ore? Lucas Duran lo ha chiesto a Raffaello Zordan, redattore di Nigrizia ed esperto di Africa francofona:

R. – Il tentativo dell’opposizione sarà quello di provare a tenere il caso Gabon sul piatto della politica internazionale coinvolgendo maggiormente l’Unione Europea, l’Unione Africana e tirando in ballo la stessa Francia. La parola chiave è “ricontiamo i voti”; il problema principale è  questo: è sempre difficile alternarsi al potere quando c’è una dinastia che comanda da 50 anni. Non dimentichiamo che la Francia è un’ex potenza coloniale, ma “ex” per modo di dire: è stata all’interno delle dinamiche di Parigi, c’è una base militare francese a Libreville, quando c’è stato l’attacco terroristico a Charlie Hebdo, Ali Bongo è andato a Parigi partecipando alla manifestazione con Hollande, ci sono interessi di ogni sorta che saranno anche venuti un po’ meno in quel calo del prezzo del petrolio, però insomma fanno sempre parte di questa questione. Noi, già un anno fa circa, scrivevamo un pezzo in cui dicevamo: “Bongo vacilla”; è vacillava perché c’erano problemi di corruzione riconducibili alla famiglia del presidente. Il sito di investigazione Médiapart di Parigi aveva messo in chiaro che il presidente e sua sorella, attraverso una holding, una finanziaria, gestiscono e gestivano un sacco di affari. Queste cose sono sul piatto. La domanda è: il Gabon, con un milione e più di abitanti, con un ruolo regionale non eccessivo, resterà sotto i riflettori? Per quanto? Mi pare che sia un po’ complicato. Non vedo all’interno dell’Unione Africana la capacità - come è successo in altri Paesi - di intervenire, di spingere perché sia fatta chiarezza.

D. - Esiste il rischio effettivo che la Comunità internazionale, maggiormente impegnata su altri scenari geopolitici, sia tentata di trascurare il caso Gabon?

R. - In questo momento non conviene a nessuno che rimanga accesa una miccia. Il problema è questo: chi ha la capacità di giocare questa pratica con Bongo che non è abituato a dialettica, a trattare o a giocare la partita delle urne come va giocata? Quindi credo che alla fine la cosa tenderà a smorzarsi e a questo punto lo strato civile del Paese e i partiti rimasti devono prepararsi a fare una lunga marcia in vista del prossimo appuntamento elettorale, ma nel frattempo devono provare, insieme a chi vuole aiutarli, a destrutturare questo sistema famigliare che ha collocato il ricco Paese alla 112.ma posizione su 170-180 nella classifica che riguarda l’indice dello sviluppo umano. Questo vuol dire che non c’è redistribuzione della ricchezza.








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