Le Chiese e le comunità cristiane del Medio Oriente apprezzano e seguono con ottimismo le iniziative di istituzioni e leader musulmani della regione “che si sono impegnati nel rifiuto dell'estremismo e della violenza, hanno affermato il rispetto della diversità e hanno riconosciuto il ruolo della componente cristiana come fattore originale e fondamentale della civiltà araba e dell'intera regione, invocando che tale fattore sia preservato”. Così i capi ed i rappresentanti di tutte le Chiese e le comunità ecclesiali riuniti ad Amman, nella loro XI Assemblea, hanno voluto rendere omaggio ai rappresentanti di comunità e istituzioni islamiche che, di fronte alle travagliate vicende in atto nell'area mediorientale, hanno riconosciuto la presenza cristiana in Medio Oriente come fattore autoctono e componente ineliminabile delle società mediorientali.
Occorre collaborazione e condivisione
Il sentimento di gratitudine è stato espresso nel
messaggio diffuso al termine della XI Assemblea del Consiglio delle Chiese del Medio
Oriente, conclusasi giovedì 8 settembre ad Amman. “L'Assemblea - si legge nel documento,
riportato dall'agenzia Fides - si augura che tali atteggiamenti espressi da istituzioni
e rappresentanti musulmani" si traducano in misure concrete, per passare ad un nuovo
modello di collaborazione e condivisione. Il documento riflette anche considerazioni
e criteri condivisi dalle Chiese cristiane per affrontare i problemi e i drammi che
segnano l'attualità mediorientale.
Fermare il conflitto in Siria
Tra questi, si esprime l'intenzione di costituire
una delegazione incaricata di girare i Paesi del Medio Oriente per incontrare autorità
civili e religiose, compresi i leader delle grandi istituzioni islamiche come l'Università
sunnita di Al Azhar e quella sciita di Qom, per cercare insieme soluzioni atte a favorire
la continuità della presenza cristiana nella regione. I Capi delle Chiese e delle
comunità cristiane invitano, inoltre, la comunità internazionale a intervenire per
fermare il conflitto siriano, astenendosi “dal fornire armi a gruppi terroristici”
e perseguendo una soluzione pacifica della crisi siriana che non metta a rischio “l'unità
della Siria” e la convivenza delle diverse componenti etniche e religiose in seno
alla società civile.
Sostenere gli sfollati, aiutare il popolo
palestinese e l’isola di Cipro
Il documento richiama, poi, la responsabilità dei
Paesi arabi e della comunità internazionale all'accoglienza e al sostegno agli sfollati,
sul modello di quanto fanno le Chiese e gli organismi ecclesiali, mettendo in conto
anche il futuro appoggio da fornire al “ritorno” dei rifugiati alle proprie terre
natali, “al più presto possibile”. Si ribadisce inoltre il sostegno alla causa del
popolo palestinese e al suo diritto ad avere uno Stato, chiedendo di porre fine alla
situazione anomala vissuta dall'isola di Cipro, ripristinando l'unità del territorio
e garantendo i diritti di tutti i suoi cittadini.
Ringraziamenti alla Giordania e all’Egitto
Infine, il messaggio conclusivo esprime ringraziamenti
al Regno Hashemito di Giordania, che ha ospitato i lavori, e del quale viene riaffermato
il ruolo di custode dei Luoghi Santi anche cristiani in Terra Santa. Vengono ringraziate
poi le autorità egiziane, per aver emanato la nuova legge sulla costruzione e ristrutturazione
dei luoghi di culto cristiani.
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