2016-09-08 14:12:00

Card. Parolin: festa del Brasile, Chiesa pensa a bene del Paese


Rimettere al primo posto il servizio per l’uomo, la giustizia, la pace. Questo l’obiettivo per i cristiani brasiliani in modo da “capovolgere la scala dei valori” attraverso le Beatitudini. Lo ha sottolineato ieri a Roma, al Collegio Pio Brasiliano, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in occasione della festa nazionale del Brasile e del 190° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la nazione latinoamericana e la Santa Sede. Cristiane Murray ha intervistato il porporato:

R.. – C’è un riconoscimento reciproco e la presenza di un nunzio apostolico, di un rappresentante del Papa, serve appunto per promuovere, favorire e tutelare anche il bene della Chiesa e dei cattolici nel Paese. Ma io credo che bisogna sottolineare anche il fatto che le relazioni diplomatiche abbiano una dimensione più ampia: la Chiesa non si interessa dei “suoi”, delle sue pecorelle, ma del bene di tutto il Paese. Quindi le relazioni diplomatiche hanno anche questo senso, questo significato del prendersi cura del benessere spirituale, materiale del Paese e di tutte le fasce dei suoi abitanti, soprattutto dei più deboli e dei più poveri e di collaborare – un altro aspetto che mi pare importante sottolineare – per la pace e la prosperità del mondo. Quindi è una visione anche più ampia, che esce dall’ambito del Paese e guarda alla comunità internazionale, perché quella della Santa Sede è sempre stata una presenza in favore della pace. Questi sono i significati fondamentali delle relazioni.

D. - Lei nella sua omelia ha parlato della doppia cittadinanza, un’appartenenza ad entrambe le comunità, quella ecclesiale e quella statale. Quale il significato di questa espressione, che è stata molto ben accolta…

R. – E’ molto bella e risale ai primi tempi del cristianesimo. Già nella Lettera a Diogneto si parla di questa doppia cittadinanza: i cristiani che sono cittadini di una patria terrena verso la quale nutrono lealtà e che nello stesso tempo sono cittadini della patria celeste. C’è una relazione - l’ho detto anche nell’omelia - che bisogna sottolineare: essere cittadini della patria celeste, quindi guardare in alto, al Cielo, dove ci aspetta il Signore insieme a tutti i Santi, a Madre Teresa canonizzata questa domenica, non significa diminuire il nostro impegno per la patria terrena, non indebolisce la nostra appartenenza, anzi la rafforza, perché i cristiani hanno motivazioni molto forti che provengono dallo stesso Vangelo per lavorare a favore di tutti i loro connazionali per il bene del loro Paese. Quindi c’è questa doppia appartenenza, ma anche la relazione strettissima tra l’essere cittadini del cielo e l’essere cittadini di una patria in terra.

D. - Che augurio può fare a queste relazioni e in modo particolare oggi al popolo brasiliano?

R. - L’augurio è che sotto la protezione della Madonna di Aparecida – quando ero in America Latina, ho imparato ad apprezzare la devozione verso la Madonna che fa parte del dna della fede dei popoli latinoamericani e del popolo brasiliano in particolare - il popolo possa crescere davvero nella pace che significa, come ben ci dice il Concilio, tutto l’insieme dei beni e dei valori che permettono ad ogni singolo uomo e alla comunità civile come tale di godere di prosperità, di benessere, di libertà, di democrazia e di tutti quei valori che rendono bella la vita.








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