2016-09-07 12:05:00

Paralimpiadi: Casa Italia tra sport e solidarietà nelle favelas


La 15.ma edizione delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro è ormai le porte, questa sera, infatti, ci sarà la cerimonia di apertura. Ieri è stata inaugurata Casa Italia. E' stata scelta la Paroquia Imaculada Conceição per ospitare la sede della delegazione azzurra. La decisione è nata dalla collaborazione tra il Comitato italiano paralimpico (Cip), la Santa Sede e la diocesi di Rio de Janeiro. Obiettivo, realizzare un progetto di solidarietà per il territorio che rimanga a disposizione di ogni sportivo e di ogni fedele, una volta conclusi i Giochi paralimpici. Il taglio del nastro è stato affidato al presidente del Cip, Luca Pancalli. Presenti anche l'ambasciatore italiano in Brasile, Antonio Bernardini, il console generale Riccardo Battisti e il cardinale Orani Joao Tempesta. Ha partecipato all’inaugurazione anche Phil Craven, presidente dell'International Paralympic Committee. Maria Carnevali ha intervistato Luca Pancalli:

R. – L’atmosfera è quella che precede ogni grandissimo appuntamento sportivo, nella consapevolezza di tutto il gruppo a partire dal primo all’ultimo dei ragazzi e delle ragazze che sono qui perché si sono conquistati questo posto sul campo, si sono sacrificati e sono qui per coronare un loro sogno, coscienti di quello che potrebbero magari rappresentare per tanti ragazzi e ragazze disabili in Italia che ancora non hanno scoperto lo sport, quella che io definisco “la medaglia invisibile”.

D. – Per la sede di Casa Italia è stata scelta una parrocchia dedicata all’Immacolata Concezione proprio a Rio de Janeiro. Qual è la ragione di questa scelta?

R. – Io sono convinto di una cosa: il nostro Paese è uno straordinario portatore sano di una dimensione di solidarietà e lo hanno dimostrato i nostri cittadini con i fatti drammatici del terremoto. Per cui, ho scelto di donare quelle somme che avrei speso per affittare un club privato piuttosto che una hall di un albergo all’arcidiocesi di Rio. Noi saremo ospitati ovviamente nella Parrocchia dell’Immacolata Concezione e finanzieremo dei programmi e progetti sociali che si realizzeranno in favore di ragazzi e ragazze disabili che vivono qui nelle favelas di Rio de Janeiro.

D. – Come è nata anche la collaborazione tra il Comitato italiano paralimpico e la Santa Sede?

R. – È stata una cosa nata un po’ per caso. Ci trovavamo presso la Santa Sede per riunioni preparatorie alla grande conferenza sullo sport che si terrà l’ottobre prossimo. In una delle riunioni, illustrai al cardinale Ravasi e a mons. Sanchez quell’idea che mi era venuta proprio in mente in quei giorni che frequentavamo la Santa Sede per altri motivi. La mia idea è stata subito è stata accolta dal cardinale Ravasi e da mons. Sanchez: hanno messo in moto l’arcidiocesi di Rio e il cardinale Tempesta e siamo riusciti a realizzarla. È una cosa molto bella, ne andiamo orgogliosi, anche perché poi avremo modo di vedere realizzazione di questi progetti sociali e in particolar modo la realizzazione di campi sportivi presso un’altra parrocchia situata nella favela di San Gerardo, che sta tentando di avviare allo sport tanti bambini, compresi tanti bambini disabili. Noi spesso abbiamo la consapevolezza che chiusi i riflettori delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi ci sia il rischio, anzi la consapevolezza, che le forti contraddizioni sociali che si vivono riemergano in tutta la loro drammaticità. Per cui, è un piccolo segnale. Come diceva Santa Madre Teresa di Calcutta, sarà una goccia nell’oceano ma senza quella goccia ci sarebbe una goccia in meno.

D. – Si è denunciata la mancanza di fondi per le Paralimpiadi, contrariamente alle Olimpiadi. In cosa si sta manifestando questa mancanza e come viene vissuta?

R. – Per ora, c’è una percezione di difficoltà legate ai trasporti, ai servizi, ma la cosa più importante è che questa non viene percepita dagli atleti all’interno del Villaggio olimpico. Forse si riscontrano difficoltà nei servizi di ristoro, alla mensa, ma le difficoltà segnalate sono le stesse delle Olimpiadi. Però, la cosa importante è che loro non percepiscano le difficoltà organizzative che stiamo vivendo noi fuori dal villaggio.

D. – Lo scandalo del doping ha raggiunto anche il mondo paralimpico. La competizione ha raggiunto una visibilità tale che gli interessi economici iniziano a intaccarla?

R. – Ora il compito del movimento paralimpico a livello internazionale, come stanno facendo tanti Pasi membri noi per primi, è quello di contrastare queste pericolose devianze. Pensate anche dal punto di vista della simbologia: noi non abbiamo i cerchi olimpici noi abbiamo tre agitos che mostrano l’energia dell’uomo che riesce a rimettersi in gioco dopo una difficoltà. Sotto questo profilo siamo preoccupati, ma allo stesso tempo siamo consapevoli che saranno attivate tutte le iniziative più opportune per evitare che possa dilagare.

D. – Una battuta veloce sulla possibilità di Olimpiadi e Paralimpiadi a Roma nel 2024…

R. – È un’occasione straordinaria. Tutte le città che hanno avuto modo di ospitare una paralimpiade hanno avuto modo di ripensarsi sotto il profilo della mobilità, delle infrastrutture legate ai trasporti piuttosto che qualsiasi altra dimensione di mobilità, ma allo stesso modo di mettere in moto una percezione della disabilità completamente diversa.








All the contents on this site are copyrighted ©.