2016-09-05 11:00:00

Santa Croce: seminario su Comunicazione al tempo di Francesco


Al via oggi il quinto seminario “The Church Up Close”, promosso dalla Pontificia Università Santa Croce. Il seminario, che si snoda durante tutta la settimana tra le aule dell’ateneo e il Vaticano, si sofferma sul tema della comunicazione ecclesiale al tempo di Papa Francesco. Quaranta i giornalisti partecipanti di 18 Paesi, di 5 continenti. Tante le personalità vaticane che intervengono dal card. Turkson al card. Pell, da mons. Camilleri a padre Geno Sylva, da mons. Ruiz a Greg Burke. Sul significato di questo evento, Alessandro Gisotti ha intervistato il docente di comunicazione della Santa Croce, prof. Daniel Arasa, membro del comitato organizzatore del Seminario:

R. – Penso che l’obiettivo essenziale del corso sia quello di dare ai giornalisti la possibilità e anche gli strumenti per realizzare una copertura informativa di qualità sulla Chiesa cattolica. In tale quadro, penso che ci siano dei punti specifici che cerchiamo di offrire con questo corso. In primo luogo, un senso di quello che è la Chiesa, il Vaticano e il suo funzionamento. Poi, cerchiamo di offrire una conoscenza approfondita su alcuni temi rilevanti nell’ambito dell’informazione religiosa, come l’ecologia, i rapporti ecumenici, la bioetica ecc. Al tempo stesso, il corso si propone di facilitare la comprensione della complessità e insieme della bellezza della storia della realtà della Chiesa. Infine, penso che il corso offra una serie di contatti, risorse e fonti per la copertura giornalistica dei partecipanti.

D. – Alla Santa Croce studiate con attenzione tutto ciò che si muove dentro e attorno alla comunicazione: c’è qualcosa che avete visto che è cambiata negli ultimi anni proprio rispetto all’informazione religiosa?

R. – Certamente la figura del Papa è diventata centrale, adesso praticamente in tutta l’informazione: quasi tutti i mezzi informativi, i documentari ecc, fanno riferimento alle azioni, alla persona e alle parole del Papa. In questo ambito, particolarmente interessante è il convegno che si tiene a Roma, in cui, oltre alle sessioni teoriche, gli incontri e i workshop, si partecipa anche ad alcuni incontri con Papa Francesco. Questi ultimi permettono di avere anche un contatto diretto con questa personalità così importante nell’ambito informativo.

D. – L’evento della canonizzazione di Madre Teresa ha avuto una copertura di mass media a livello mondiale. Questo torna sempre quando ci sono grandi eventi legati alla Chiesa: pensiamo a una canonizzazione piuttosto che all’elezione del Papa. Questo che cosa vi dice? La Chiesa ha sempre un appeal anche comunicativo…

R. – Sì, senz’altro. Infatti al convegno abbiamo anche invitato, una volta avvenuta la canonizzazione, padre Sebastian Vazhakala, cofondatore con Madre Teresa degli Uomini Contemplativi Missionari della Carità, proprio per parlare della figura di questa Santa così importante nella Chiesa, e portatrice di un messaggio così attuale.

D. – Si può dire che ci sono alcune figure – pensiamo proprio a Madre Teresa – che danno un messaggio che vince anche rispetto a temi difficili?

R. – Sicuramente, anche per il fatto di proporre un livello di esigenza personale e collettivo così alto, così come sta facendo adesso Papa Francesco. Mi riferisco ad esempio al tema dei migranti e della loro accoglienza. Penso che questi siano dei messaggi e degli atteggiamenti che certamente richiamano l’attenzione e scuotono la società e l’opinione pubblica. E i media sono il canale per trasmettere questi messaggi.








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