2016-09-02 14:09:00

Venezuela: un milione per chiedere il referendum contro Maduro


In Venezuela, a Caracas,  l’opposizione ha dato vita alla più grande manifestazione di piazza degli ultimi anni, in appoggio della richiesta del referendum per la revoca del mandato del Presidente Maduro. Il servizio di Marco Guerra:

E’ stata ribattezzata "la presa di Caracas". Secondo gli organizzatori del Tavolo dell’Unità Democratica, circa un milione di persone è scesa nelle strade della capitale venezuelana per chiedere l’indizione del referendum contro il Presidente socialista Nicolas Maduro. Il capo dell’opposizione Jesus Torrealba ha parlato di “fase finale di questa lotta” e ha indetto due nuovi giorni di mobilitazione per il 7 settembre e 14 settembre. I tempi sono stretti e decisivi: la procedura prevede di raccogliere le firme di almeno 400 mila elettori. Per l'opposizione è cruciale che il referendum si tenga entro il 10 gennaio, ovvero prima della metà del mandato di Maduro, perché solo in questo modo una vittoria del 'sì', data per scontata da sondaggi e analisti, porterebbe alla rimozione dell'intero governo. A margine della manifestazione gruppi di incappucciati si sono scontrati con le forze dell’ordine, almeno 20 le persone arrestate. “Oggi abbiamo sconfitto il colpo di stato” ha detto davanti ad una folla molto meno gremita il Presidente Maduro, parlando in un'altra piazza della città. Per un commento sentiamo Roberto Da Rin, esperto di America Latina per il Sole 24 ore:

R. – Quella di ieri è stata una manifestazione imponente, organizzata con perizia da alcune settimane e quindi è stato un evento politico di una certa rilevanza. Non va dimenticato che sono scesi in piazza anche manifestanti a favore di Maduro, non solo quelli contro. Quindi ci sono state manifestazioni contrapposte. Di certo è stato un momento significativo: l’hanno chiamata “la toma de Caracas”, 'la presa di Caracas', come a voler appiccicare anche un significato di comunicazione importante, quindi come a volerla definire più importante delle altre. Il numero dei partecipanti è stato altissimo, però di manifestazioni ne vediamo da tanto tempo; i problemi di Caracas e la debolezza del governo di Maduro non vengono inficiati più di tanto dalle manifestazioni.

D. – Il capo dell’opposizione ha detto che la manifestazione è l’inizio del corso finale della loro lotta. Dobbiamo aspettarci un acuirsi delle tensioni?

R. – Ci sono in programma altre manifestazioni ma in realtà il pallino è nelle mani del Comitato nazionale elettorale. Il grande tema sul tappeto resta il referendum revocativo che potrebbe essere indetto e che dovrebbe poi eventualmente scalzare, costringere alle dimissioni Maduro. Però, al di là delle manifestazioni, è appunto il Comitato nazionale elettorale che dovrà esprimersi su questo tema così importante. E quindi, al di là della partecipazione che è pur sempre importante, saranno le decisioni politiche-costituzionali che consentiranno o meno una svolta nel Paese caraibico.

D. – Per l’opposizione che chiede il referendum è importante che il quesito referendario si tenga entro il 10 gennaio 2017. Perché?

R. – E’ importante perché c’è un passaggio costituzionale che prevede che se il referendum viene indetto prima di metà mandato si va a nuove elezioni e quindi dovrà essere eletto un nuovo Presidente. Se invece questo avviene dopo la metà del mandato, in questo caso dopo il 10 gennaio, alla guida del Paese subentrerebbe il vice-Presidente del governo venezuelano che è un chavista e comunque un uomo fedele a Maduro. Quindi, nella sostanza non avverrebbero cambiamenti significativi nella governance del Venezuela. Ecco perché è così importante che il referendum si tenga prima del 9 [gennaio].

D. – Il Paese attualmente si trova sempre più vicino al default, e gran parte della popolazione vive in una condizione di forti ristrettezze economiche. Sarà questo che farà cadere Maduro?

R. – Questo non lo sappiamo. Di certo il Paese vive una fase di crisi economica molto grave, con un’inflazione che è diventata iper-inflazione, quindi al 300-400% all’anno – i numeri e i dati non si possono stimare; e, al tempo stesso, una recessione economica piuttosto profonda. Perché? Soprattutto perché il prezzo del petrolio è crollato ai minimi: come ricordiamo, non molto tempo fa è sceso addirittura a 30 dollari … Il petrolio per il Venezuela rappresenta la prima fonte di introiti in valuta estera, quindi la crisi deriva innanzitutto da lì; e poi da una gestione dell’economia del Presidente Maduro piuttosto sconsiderata, che ha centralizzato tutto e non ha lasciato spazio al mercato e quindi ha imposto una linea di politica economica totalmente inadeguata. Quindi è stato un insieme di fattori che ha determinato una crisi che è di dimensioni epocali.








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