2016-09-01 18:21:00

Vespri Creato. Cantalamessa: brama di profitto genera miserie


“La sovranità dell’uomo sul cosmo” non è “trionfalismo” ma “assunzione di responsabilità verso i deboli, i poveri, gli indifesi”. Lo ha affermato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, all’omelia dei Vespri per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato. La celebrazione, presieduta da Papa Francesco, si è tenuta nel pomeriggio di ieri nella Basilica vaticana. Padre Cantalamessa ha ricordato che fra i compiti che l’uomo ha nei confronti del Creato centrale è quello della glorificazione di Dio per le sue opere e che l’insaziabile desiderio di accrescere i profitti, produce i guasti peggiori in termini di ambiente e miseria delle persone. Il servizio di Debora Donnini:

Un ecologismo umano in funzione dell’uomo di oggi e del futuro. Parte da qui l’omelia, dai molti riferimenti alla Teologia e alla Scrittura, di padre Cantalamessa che si rifà alla lettura prima ascoltata di San Pietro Crisologo del V secolo D.C.. Il vescovo di Ravenna metteva in evidenza come l’uomo non debba disprezzare se stesso perché tutto - la notte, il cielo, la terra - è stato fatto per lui. Il pensiero cristiano, rileva padre Cantalamessa, non ha mai smesso di interrogarsi sulla trascendenza dell’uomo rispetto al Creato.

Non trionfalismo ma responsabilità verso i deboli
Dio creò, infatti, l’uomo come un “essere in relazione”, "essendo la Trinità una comunione d'amore". Ed è proprio in questo senso che “l’uomo è ‘a immagine di Dio’”. Questo non significa un dominio indiscriminato dell’uomo sul resto del creato. Al contrario, si è di più una “persona veramente umana”, quanto meno si è “egoisti, chiusi in se stessi e dimentichi degli altri”:

“La sovranità dell’uomo sul cosmo non è dunque trionfalismo di specie, ma assunzione di responsabilità verso i deboli, i poveri, gli indifesi. L’unico titolo che questi hanno per essere rispettati, in assenza di altri privilegi e risorse, è quello di essere persona umana. Il Dio della Bibbia - ma anche di altre religioni - è  un Dio ‘che ascolta il grido dei poveri’’”.

Brama di profitti provoca danni all’ambiente e miseria umana
L’Incarnazione ha, poi, portato una ragione in più per “prendersi cura del debole e del povero, a qualsiasi razza o religione appartenga”. Non solo Dio si è fatto uomo, ma ha scelto di essere “povero, debole e indifeso”. E mentre prima erano stati sottolineati gli aspetti ontologici dell’Incarnazione, San Francesco, con la sua esperienza di vita, ha fatto fare questo passo avanti alla teologia: quello che ha commosso il Poverello D’Assisi è “l’umiltà e la povertà del Figlio di Dio”. “In lui - dice - amore per la povertà e amore per il creato andavano di pari passo e avevano una radice comune nella sua radicale rinuncia a voler possedere”:

“Il Santo Padre raccoglie questo messaggio quando fa dell’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta uno degli 'assi portanti' della sua Enciclica sull’ambiente. Cos’è, infatti, che produce, nello stesso tempo, i guasti peggiori  dell’ambiente e la miseria di immense masse umane, se non l’insaziabile desiderio di alcuni di accrescere a dismisura i propri possedimenti e profitti?”.

Terremoto: Dio è vicino a chi soffre
Quindi, il pensiero va al terremoto del 24 agosto scorso:

"Qualche volta questa verità che non siamo noi i padroni della terra ci viene bruscamente ricordata da eventi come quello del terribile terremoto della scorsa settimana". 

Torna allora la domanda che ha attraversato questi giorni: “Dove era Dio?”. Per padre Cantalamessa, la fede ci permette di dire che Dio non ha progettato il creato come fosse un computer, “dove tutto è programmato in ogni dettaglio” ma per analogia con l’uomo, si può parlare di “una sorta di ‘libertà’ che Dio ha dato alla materia di evolversi secondo leggi proprie. Quindi, alla domanda dove fosse Dio quella notte, il credente risponde che “era lì a soffrire con le sue creature e ad accogliere nella sua pace le vittime che bussavano alla porta del suo paradiso”.

Dare gloria a Dio per il Creato
Centrale è poi ringraziare Dio per il creato. Dall’acqua al clima fino alla difesa delle specie a rischio: l’uomo ha tanti compiti nei confronti del Creato e di questi si parla in tutti gli ambienti di ecologia, ma un dovere di cui non si può non parlare in un incontro fra credenti è quello della “glorificazione di Dio” a motivo del Creato.  Una ecologia senza ringraziamento a Dio, “rende l’universo opaco, come un immenso mappamondo di vetro privo della luce che dovrebbe illuminarlo dal di dentro”, dice il predicatore della Casa Pontificia. Il compito delle creature è, dunque, quello di prestare voce ad esso. Padre Cantalamessa si richiama al domenicano Beato Enrico Susone, il “San Francesco della Svevia”, nella sua lode a Dio per le creature. “Noi credenti - esorta - dobbiamo essere la voce non solo delle creature inanimate, ma anche dei nostri fratelli che non hanno avuto la grazia della fede”. San Francesco, infatti, prega a motivo del Creato. A suo tempo non c’era bisogno di pregare per la sua salvaguardia. Il suo Cantico è tutto “un inno di ringraziamento”:

 “Ma proprio da qui gli derivava quel rispetto straordinario verso ogni creatura per cui voleva che perfino alle erbe selvatiche fosse lasciato uno spazio per crescere".

Un messaggio raccolto da Papa Francesco nella sua Enciclica "Laudato si’" che termina proprio con due preghiere: una “per” e una “con” il Creato. Un invito profondo, dunque, a dare gloria a Dio per la bellezza delle sue opere.








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