Una carta di intenti per la difesa dei popoli indigeni dell’area amazzonica è stata sottoscritta la scorsa settimana dalla Repam, la Rete ecclesiale panamazzonica istituita nel 2014 e oggi presente in otto Paesi, e dalla Cidh, la Commissione interamericana per i diritti umani.
Una collaborazione più stretta per il rispetto dei diritti umani in Amazzonia
La Dichiarazione è il frutto di un cammino di collaborazione su temi di comune interesse,
a partire dalla difesa dei diritti dei popoli indigeni e dei gruppi più indifesi e
dalla tutela del creato. La Carta d’intenti, si legge in un comunicato stampa diffuso
dalla Repam e ripreso dall’agenzia Sir - è stata sottoscritta “in vista di una collaborazione
nella difesa e per l’esigibilità dei diritti umani nella Panamazzonia”. La collaborazione
è stata avviata nel marzo del 2015, quando la Repam e il Consiglio episcopale latinoamericano
(Celam), furono protagonisti di un’audizione a Washington, presso la Cidh, sul tema
dell’industria estrattiva.
Una risposta all’Enciclica Laudato si’
La Carta d’intenti riconosce la validità di alcune iniziative portate avanti dalla
Rete ecclesiale , come la “Scuola per la promozione, la difesa e l’esigibilità dei
diritti umani in Panamazzonia”; si propone inoltre di offrire spazi formativi specifici
sul tema dei diritti umani, di favorire l’accesso della Repam alle audizioni e ad
altre attività rilevanti della Cidh, di attivare processi congiunti. Secondo il comunicato
della Repam, firmato dal segretario esecutivo Mauricio López, l’intesa è in sintonia
con quanto richiesto da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, laddove si auspica
la collaborazione tra realtà ecclesiali ed organismi internazionali in difesa del
Creato.
Una rete nata nel 2014 in difesa dell’Amazzonia e delle sue popolazioni
La Rete ecclesiale panamazzonica è nata nel settembre 2014 da un incontro a Brasilia
tra vescovi della regione amazzonica, sacerdoti, missionari, laici, rappresentanti
delle Caritas e delle organizzazioni cattoliche locali. L’obiettivo era di promuovere
strategie comuni in difesa dei diritti delle popolazioni indigene amazzoniche e di
sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sull’urgenza di custodire in modo
responsabile e sostenibile uno degli ultimi polmoni della Terra, oggi minacciato dalla
deforestazione e dallo sfruttamento indiscriminato delle sue risorse, di cui le popolazioni
dell’Amazzonia sono le prime vittime. (L.Z.)
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